Festa della Liberazione, folla alla cerimonia a Lucca

Festa della Liberazione, folla alla cerimonia a Lucca

Redazione

di Redazione

LUCCA - Una cerimonia più partecipata e più sentita rispetto agli anni scorsi, quella che si è tenuta in Cortile degli Svizzeri per la Festa della Liberazione.

Una cerimonia più partecipata e più sentita rispetto agli anni scorsi, quella che si è tenuta in Cortile degli Svizzeri per la Festa della Liberazione. Lo si è percepito fin dall’inizio, quando dalla folla sono partiti gli applausi spontanei al passaggio dei gonfaloni dei comuni della provincia, in particolare per quello di Stazzema, decorato con la medaglia d’oro come quello di Castelnuovo. Presenti anche quest’anno i bambini della scuola primaria Lombardo Radice e la banda musicale Giacomo Puccini. Sono sfilate anche i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, purtroppo a ranghi sempre più ridotti.

Dopo il picchetto d’onore per il prefetto di Lucca, Giovanna Cagliostro, accompagnata dal comandante provinciale dei carabinieri Stefano Fedele, c’è stata la cerimonia dell’alzabandiera e l’esecuzione dell’inno nazionale, cantato in coro da tutti i presenti.

Poi c’è stata la lettura del messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E ad aprire la serie degli interventi sul palco è stato Giuseppe Rava, presidente provinciale dell’associazione partigiani, che ha rimarcato il dovere di non dimenticare chi ha dato la vita per la liberta dell’Italia.

Rava nel suo intervento ha anche ribadito la necessità di contrastare le manifestazioni di fascismo che sono tutt’ora presenti anche nel territorio lucchese.

Nei loro interventi sia il sindaco Tambellini e che il presidente della Provincia Baccelli hanno citato la recente tragedia in mare costata la vita a centinaia di migranti. Tambellini ha invitato a non lasciarci andare ai nostri istinti peggiori perchè lo dobbiamo alle generazioni più giovani. Baccelli ha ricordato che settant’anni fa il sacrificio di tanti nel corso della Liberazione fu a difesa dei più deboli, ed oggi i più deboli sono coloro che fuggono dalla tragedia della guerra.

La cerimonia si è conclusa con la poesia ‘Dopo la pioggia’ di Gianni Rodari, letta da un’allieva della Lombardo Radice, Anna Zardetto.