L’area di Fossa Nera, una risorsa sprecata

L’area di Fossa Nera, una risorsa sprecata

Luigi Casentini

di Luigi Casentini

PORCARI - Quasi inaccessibile l'area del parco delle 100 fattorie romane nella zona di Fossa Nera. Una risorsa per il turismo lasciata abbandonata a se stessa che rischia di scomparire.

L’occasione è stata la presentazione della sala didattica all’interno dell’istituto Cavanis dove sono stati esposti i primi reperti rinvenuti circa trent’anni fa nei primi scavi dell’area di Fossanera. Da quel lontano 1980 quando l’archeologo Augusto Andreotti e successivamente il professor Michelangelo Zecchini scoprirono l’insediamento che poi prese il nome di parco delle 100 fattorie romane, sono state molteplici le campagne di scavo realizzate nella zona, portando alla luce quello che venne definito da molti come uno dei siti archeologici di maggior importanza del centro Italia. E quindi siamo voluti andare a constatare di persona perchè, dopo il tanto clamore suscitato, di questa risorsa del territorio non si è più sentito parlare. E appena arrivati al bivio tra la strada del Frizzone e la deviazione per il sito una delle ragioni appare lampante: la strada per raggiungere gli scavi è pressochè impraticabile per mezzi turistici, estremamente sconnessa e durante la stagione piovosa quasi allagata. Così come allagati sono per quasi tutto l’inverno alcuni tratti degli scavi. Peccato, veramente, perchè la sensazione che si prova una volta raggiunte le fondamenta di quelle che erano le abitazioni dell’insediamento non sono in alcun modo riproducibili attraverso diorama o ricostruzioni, per quanto ben realizzate. E sì che di fondi per la realizzazione di un parco tematico ne sono stati erogati molti, così come molti sono stati i progetti rimasti sulla carta. Ma di questo passo la natura tornerà a ricoprire quello che resta degli scavi, lasciando solo alle documentazioni fotografiche tutto il lavoro fatto fino ad ora.