Forse lucchese la prima raffigurazione pittorica di Amleto

Forse lucchese la prima raffigurazione pittorica di Amleto

Luigi Casentini

di Luigi Casentini

LUCCA - L'affascinante ipotesi è stata presentata dallo studioso Marco Paoli, e riguarda un dipinto realizzato dal pittore lucchese Domenico Brugieri nel 1722 anno in cui Lucca ospitò Giacomo III Stuart, pretendente al trono d'Inghilterra in esilio a Roma.

 

 

Potrebbe essere un dipinto di inizio Settecento del pittore lucchese Domenico Brugieri la prima raffigurazione pittorica dell’Amleto di Shakespeare. Questa scoperta, destinata ad alimentare una dibattito fra studiosi in ambito mondiale, è stata al centro della mattinata di studi che si è tenuta nella cappella Guinigi del Complesso Conventuale di San Francesco.

L’iniziativa,  organizzata dal Comitato Nuovi Eventi e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, si è avvalsa del patrocinio del British Council, ed è nata da un’idea di Marco Paoli. Il noto studioso lucchese ha infatti individuato in un’opera di Domenico Brugieri – che fu tra i primi maestri di Pompeo Batoni – la prima testimonianza pittorica di una scena tratta dall’Amleto di Shakespeare e in particolare del tragico epilogo, con Gertrude che beve dalla coppa avvelenata e si rivolge affettuosamente al figlio, Amleto, pronto ad affrontare lo zio Claudio costringendolo a bere il residuo veleno della coppa. Un’interpretazione sostenuta da varie testimonianze documentarie.

Ma è la collocazione cronologica dell’opera, l’anno 1722, a suggerire un interessante parallelo. Il 21 settembre di quell’anno, infatti, Giacomo III Stuart, pretendente al trono inglese in esilio a Roma, si trovava in visita a Lucca – all’epoca una libera repubblica – dove avrebbe potuto far stampare un proclama rivolto ai sudditi di Inghilterra, Scozia e Irlanda.

L’ipotesi è quindi che il dipinto nasconda un riferimento allegorico alle vicende di Giacomo III, anche lui come Amleto sovrano ingiustamente escluso dal trono. Un’allegoria pittorica commissionata a Brugieri proprio in occasione della visita a Lucca del pretendente inglese.

L’ipotesi sostenuta da Marco Paoli assume un fascino particolare proprio perché, fino ad oggi, non risulta esserci alcuna testimonianza della conoscenza delle opere shakespeariane in Italia prima della fine del XVIII secolo.