Lettera aperta del vescovo Paolo alla Chiesa di Lucca e alla popolazione

Lettera aperta del vescovo Paolo alla Chiesa di Lucca e alla popolazione

Redazione

di Redazione

LUCCA - Questo il testo integrale della lettera aperta inviata dal Vescovo Paolo Giulietti a pochi giorni dal suo arrivo alla guida della diocesi lucchese.

Carissimi e carissime,

ormai sono pochi i giorni che ci separano all’incontro quando ci potremo guardare negli occhi e nel cuore. In vista di questo appuntamento vi invio questa lettera che non ha nessuna pretesa se non quella di farci sentire già fin da ora in cammino insieme. Per me questi sono giorni di preparazione per potermi mettere in sintonia con voi e iniziare il mio nuovo ministero a Lucca. Sappiamo tutti che ogni nuova relazione non si può improvvisare e il prendersene cura fin dall’inizio prevede anche il tempo della preparazione: per me questo sarà un tempo di silenzio, di raccoglimento, di preghiera. In questi giorni mi dedicherò anche a leggere i documenti che hanno espresso il cammino della Chiesa di Lucca: in questo modo cerco di prepararmi al meglio per affrontare con voi, insieme, l’avventura che abbiamo davanti.

 

In questi mesi, dalla nomina all’ingresso, ho dovuto portare a termine molte cose. Non vi nascondo che è stato un periodo complesso per diversi motivi: ho lasciato una grande Unità Pastorale di 20 mila abitanti di cui ero amministratore pastorale e comprenderete bene che non era possibile “staccare” improvvisamente, soprattutto in questo periodo dove molti aspetti della ordinaria vita pastorale dovevano essere portati a termine, non ultima la benedizione delle famiglie nella quale sono stato impegnato fino a pochi giorni fa. Inoltre, come sapete, svolgevo il servizio di Vicario Generale per la Chiesa di Perugia, cosicché diversi servizi per quella Chiesa erano sulle mie spalle: ho dovuto piano piano consegnarli ad altri. Questo impegno nel consegnare e nel cercare di dare un termine agli impegni per me è stato un segno di rispetto alle persone e alla Chiesa di Perugia proprio per la parola data al mio vescovo, il Cardinale Bassetti. Questo rispetto per le persone, per le situazioni, per le parole date sarà lo stesso con cui vivrò il ministero a Lucca.

 

Come sapete, il 12 maggio arriverò a Lucca da pellegrino, raggiungerà la Città, la Cattedrale, camminando: questo per me ha un grande valore simbolico. Innanzi tutto perché rappresenta un arrivo non da padrone, ma da una persona che chiede di essere accolta così come sono accolti i pellegrini. In questo vi colgo il senso e il valore del dono reciproco: un dono che arriva da un’altra Chiesa, un cammino che ha una partenza e un arrivo. Il viaggio rappresenta anche un’opportunità per uscire da se stessi e per guardare e camminare in avanti. In questo è racchiuso il messaggio riguardo a come vorrei vivere il mio rapporto con la Chiesa di Lucca e il suo territorio ma soprattutto con le persone, con tutti voi: un rapporto di servizio ma anche un rapporto di responsabilità nell’indicare un cammino che porti ciascuno di noi sempre avanti.

 

Quel giorno ho scelto di camminare in particolare con i giovani. Riguardo a questo vorrei ricordare che Papa Francesco ci ha consegnato un mese fa il documento conclusivo del Sinodo sui giovani, “Christus vivit”, in cui ci indica come il rapporto con i giovani sia necessario e indispensabile e credo che questa sia una sfida per tutta la Chiesa. Viviamo in un momento in cui dobbiamo scommettere sul nostro futuro e sono consapevole che abitiamo un tempo di scelte decisive per le nostre Chiese. In queste scelte noi non possiamo fare a meno dei giovani. Un passo dell’esortazione del Santo Padre che mi ha particolarmente colpito è questo: “La Chiesa di Cristo può sempre cadere nella tentazione di perdere l’entusiasmo perché non ascolta più la chiamata del Signore al rischio della fede, a dare tutto senza misurare i pericoli, e torna a cercare false sicurezze mondane. Sono proprio i giovani che possono aiutarla a rimanere giovane, a non cadere nella corruzione, a non fermarsi, a non inorgoglirsi, a non trasformarsi in una setta, ad essere più povera e capace di testimonianza, a stare vicino agli ultimi e agli scartati, a lottare per la giustizia, a lasciarsi interpellare con umiltà” (CV 37). Sono convinto quindi che debbano e possano essere i giovani a portare la Chiesa ad affrontare le sfide del cambiamento, del futuro, di un mondo che chiede una maniera diversa di annunciare il cristianesimo. I giovani sono indispensabili per la giovinezza della Chiesa e credo quindi che recuperare un rapporto con loro sia necessario come l’aria che respiriamo. Abbiamo bisogno della loro freschezza, del loro protagonismo, della loro capacità di intuire il nuovo per affrontare il futuro che sarà molto diverso da quello che conosciamo oggi, e questo da tanti punti di vista; naturalmente accompagnandoli, dialogando con loro e incoraggiandoli a prendere parte all’avventura della vita e all’emozione della fede.

Sempre in continuità con questo messaggio ai giovani e per i giovani, mi fermerò nel mio pellegrinare verso Lucca al santuario di Santa Gemma: una Santa giovane che ci indica la possibilità proprio per le giovani generazioni di accogliere la chiamata di Dio e di essere determinanti, decisivi nel nostro tempo. Inoltre, in questi mesi, da quando è stato ufficializzato il mio ingresso a Lucca, ho incontrato tantissime persone che associano la città proprio a Santa Gemma.

 

Avviandomi alla conclusione, e rimandando al momento in cui ci incontreremo di persona, vorrei ancora dirvi che arrivo con il desiderio di continuare il percorso aperto dal Vescovo Italo, per il quale ho profonda stima e nutro grande affetto. Mi muoverò sulla strada tracciata dal mio predecessore, cercando di andare a rendere ancora più effettive e lucide le scelte che sono state fatte in questi anni.

Quello di cui credo ci sia necessità, poi, è domandarci se ciò che stiamo facendo è ancora utile alla causa del Vangelo o se c’è bisogno di purificare, cambiare le nostre azioni per proporre agli uomini del nostro tempo la Buona Notizia. In questo mi sento di seguire quanto indicato da Papa Francesco, che ci chiede di prendere in considerazione il fatto che, anche se le cose sono sempre state fatte in un modo, non è detto che siano immutabili se non ritenute più utili come nel passato. Non potrò né vorrò essere quindi una sorta di “notaio” di quello che esiste, ma dobbiamo invece riflettere in modo approfondito su come il futuro ci chiede di essere Chiesa, rispettando ovviamente le particolarità, le vicende, la storia che ogni comunità diocesana, come tesoro prezioso, porta con sé.

Inoltre, vorrei rispettare l’identità dei territori dell’Arcidiocesi di Lucca, interpretando questi mondi, scoprendone l’identità e la grazia. Vorrei quindi valorizzare le differenze delle varie zone, la Piana, la città, la Montagna e la Marina, rendendo queste diversità una risorsa e una ricchezza.

 

Celebreremo insieme l’Eucarestia che è rendimento di grazia e reciproco impegno di cammino comune. Dopo la celebrazione eucaristica ci sarà occasione di incontrarci in un momento di fraternità sui pratini di piazzale Arrigoni. Anche questo vuole essere segno di una convivialità eucaristica che diventa anche convivialità umana. Inoltre, siamo nel Tempo Pasquale e vorrei che questo appuntamento rappresentasse per tutti noi anche un momento per manifestare la gioia di essere Chiesa, dello stare insieme. Credo sia bello trovarsi per camminare insieme, per mangiare insieme: un modo di incontrarsi, di parlare, di stare e vivere in compagnia. Sarà un completamento umano al gesto religioso ed ecclesiale che faremo in cattedrale.

 

Con questi sentimenti di attesa, di desiderio e di tensione gli uni per gli altri vi saluto in attesa di “camminare insieme” domenica 12 maggio e per il tempo che Dio ci donerà.