Porto d’armi e psicofarmaci, una legge in Parlamento dieci anni dopo la strage della Gifas

Porto d’armi e psicofarmaci, una legge in Parlamento dieci anni dopo la strage della Gifas

Redazione

di Redazione

MASSAROSA - Dieci anni fa l'omicidio alla Gifas Elettrics di Piano del Quercione: un dramma che distrusse tre famiglie in un giorno. Paolo Iacconi uccise due dirigenti dell'azienda massarosese e successivamente si tolse la vita. L'uomo era stato licenziato pochi mesi prima.

Viveva in provincia di Pordenone Paolo Iacconi, il 51enne che nel pomeriggio del 23 luglio di 10 anni fa uccise i suoi due ex datori di lavoro per poi suicidarsi. La tragedia avvenne nella sede della Gifas Electrics nel comune di Massarosa, presso cui Iacconi aveva lavorato. L’uomo aveva chiesto un appuntamento ai responsabili della ditta. Luca Ceragioli, 48 anni, di Viareggio e Jan Frederik Hillerm, 33 anni, di origine tedesche e residente in provincia di Lucca. Dopo aver preso con loro un caffè, Iacconi estrasse una pistola, regolarmente registrata, e fece fuoco contro i suoi ex datori di lavoro. Subito dopo si suicidò. Sulle detenzioni e sui porto d’arma in Italia c’è meno controllo che sulla patente di guida. E nessuna norma permette di mettere in connessione l’uso di farmaci per i disturbi psichiatrici con la possibilità di avere un revolver o un fucile. L’omicida soffriva di gravi disturbi psichici e nonostante le sue precarie condizioni mentali aveva ancora il permesso del porto d’armi. Sull’argomento il parlamento sta lavorando all’approntamento di una legge.