L’anno nero delle castagne

L’anno nero delle castagne

Egidio Conca

di Egidio Conca

LUCCA - C’era una volta la castagna regina d’autunno. La siccità e il cinipide galligeno, l’insetto responsabile della malattia del castagno, hanno messo in ginocchio la castanicoltura in Toscana, con perdite fino al 90%.

C’era una volta la castagna regina d’autunno. La siccità e il cinipide galligeno, l’insetto responsabile della malattia del castagno, hanno messo in ginocchio la castanicoltura in Toscana, con perdite fino al 90% che spalancano la porta all’importazione di castagne da paesi come Cina, Corea e Turchia.
A fornire un primo quadro è Coldiretti che sta monitorando la delicata fase di raccolta sul territorio regionale.
In Toscana, come in gran parte del paese, si sono verificate una serie di condizioni sfavorevoli che hanno abbattuto la produzione. Oltre alla malattia, che da alcuni anni sta riducendo il numero dei castagni in salute, c’è stata una primavera insolitamente piovosa che ha reso difficile la fioritura, mentre l’estate più calda degli ultimi anni ha impedito la maturazione delle castagne. Il risultato è stato la caduta massiccia dei ricci e la mancanza di prodotto. Secondo Ivo Poli, Presidente dell’Associazione Nazionale Città del Castagno, la stagione trascorsa è stata la peggiore di sempre. “Se questa situazione si fosse verificata 50 anni fa – spiega – la gente sarebbe morta di fame. In Garfagnana si stima una produzione di farina di neccio Dop, quest’anno, di 7-8mila quintali contro i 25mila quintali delle annate migliori. “La siccità e la malattia – spiega Poli – hanno frenato la produzione. La lotta biologica sta producendo i primi positivi effetti ma bisognerà attendere ancora qualche anno per avererisultati evidenti”.