Quando la bici serviva per crearsi un mestiere e sbarcare il lunario

Quando la bici serviva per crearsi un mestiere e sbarcare il lunario

Redazione

di Redazione

CAPANNORI - La bicicletta fa parte della storia del nostro paese. A livello sportivo fin dai primi del '900 ha portato le folle sulle strade a tifare Binda, Coppi e Bartali. Dal punto di vista del lavoro molti artigiani ne avevano fatto vere e proprie botteghe viaggianti. Una collezione - che potrete ammirare nella prossima puntata di Viver Lucense - ne raccoglie piu' di 80.

 

Una collezione di cimeli che ripercorrono la storia del lavoro e dell’ingenosita’ italiana del primo e secondo dopoguerra. Oltre 80 biciclette attrezzate da artigiani che le utilizzavano per spotarsi tra paesi e corti dove portavano mercanzie e manualita’. A Capannori Raffaello Stanghellini, con l’aiuto di alcuni amici, ha restaurato questi splendidi reperti che mette a disposizione di mostre fiere ed esposizioni. Così, in attesa che le istituzioni lo aiutino a trovare uno spazio adeguato a questa inestimabile collezione, ogni giorno con passione certosina si lavora alla manutenzione dei legni e dei ferri che hanno bisogno di continue attenzioni. E’ così che sono arrivate ai nostri giorni la bicicletta con cui “Pino” vendeva il pesce in passeggiata a Viareggio. O quella del notaio scrivano che con tanto di ombrellino preparava i contratti da far firmare fra le parti. Le Atala, le Dei, bicilette rinforzate per sostenere pesi e attrezzi come il lattaio che faceva il burro sulla ruota davanti o il carretto del gelataio che dopo aver suonato la sua trombetta veniva circondato da grandi e piccini per avere un cono o una coppa. Alla collezione Stanghellini e’ interamente dedicata la puntata di Viver Lucense che andra’ in onda domenica sera alle 21 sulla nostra emittente. Una finestra sul passato che serve a dare memoria concreta di un mondo fatto di necessita’ e intuizioni arrivato ai giorni nostri anche per ricordarci da dove veniamo e capire meglio dove stiamo andando.