Balneari, accordo trovato (a metà): sugli indennizzi è tutto rinviato

Balneari, accordo trovato (a metà): sugli indennizzi è tutto rinviato

Redazione

di Redazione

Trovata questa mattina l'intesa di maggioranza sulle concessioni balneari. Ma sul tema degli indennizzi è tutto rinviato ai decreti attuativi. Intanto la Consulta ha bocciato il ricorso presentato contro la sentenza del Consiglio di Stato.

L’accordo sui balneari alla fine è stato trovato. Praticamente allo scadere del tempo concesso dal Premier Draghi, le forze di maggioranza hanno raggiunto un’intesa nell’emendamento al Ddl concorrenza, che appare tuttavia parziale. E’ confermata infatti la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023 con possibilità di una deroga massimo di un anno (31 dicembre 2024) in circostanze eccezionali come contenziosi o impedimenti oggetti all’espletamento delle gare. Ma sull’entità degli indennizzi per i concessionari uscenti, ultimo vero motivo di scontro politico, non c’è affatto accordo e tutto è rinviato ai decreti attuativi.

Nel testo di oggi infatti gli indennizzi non sono stati quantificati e i criteri per quantificarli saranno fissati dal governo con decreti delegati da presentare entro sei mesi. Servirà quindi un ulteriore decreto a sciogliere il nodo cruciale, a stabilire cioè  il valore dell’impresa cui fare riferimento per ristorare i balneari che perdono la concessione all’asta, dettagliando i riferimenti ad eventuali valore dei beni, avviamento commerciale, perizie, scritture contabili.

Col fiato sospeso in Versilia centinaia di imprese balneari. I rappresentanti delle associazioni da Marina di Carrara a Viareggio sono in silenzio stampa fino a domenica, vigilia del voto del Ddl Concorrenza in aula al Senato.

Intanto ieri la Corte Costituzionale ha bocciato il ricorso presentato dai deputati di Fratelli d’Italia, tra cui il viareggino Riccardo Zucconi, contro la sentenza del Consiglio di Stato che, secondo il partito della Meloni, disponendo le aste nel 2024 avrebbe bypassato il Parlamento. Il conflitto è stato ritenuto inammissibile “per difetto di legittimazione dei ricorrenti a far valere prerogative non loro, ma della Camera di appartenenza”. In sostanza, spettava non ai singoli deputati presentare il ricorso bensì alla Camera stessa.