Minaccia di gettarsi dal balcone per uno sfratto

Minaccia di gettarsi dal balcone per uno sfratto

Guido Casotti casotti@noitv

di Guido Casotti casotti@noitv

LUCCA - Intimata di sfratto una donna di 32 anni (come vediamo nella foto) ha minacciato di gettarsi dal balcone del secondo piano degli alloggi ERP di via delle Pierone a San Vito. Sul luogo sono intervenuti un'ambulanza, polizia e vigili del fuoco con l'intento (alla fine ottenuto grazie al ViceQuestore Leone e all'avvocato Marica Martinelli, di farla desistere dal folle gesto.

 

Mattinata tumultuosa lunedì nel popoloso quartiere di San Vito alla perifera di Lucca. Una donna di 32 anni ha infatti minacciato di gettarsi dalla finestra del secondo piano degli allogi ERP di via delle Pierone. Motivo lo sfratto che già nei giorni scorsi il Comune aveva tentato di mettere in atto. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia, un’ambulanza ed anche i vigili del fuoco pronti ad ogni evenienza, oltre all’assessore al patrimonio Antonio Sichi. La donna ha chiesto la presenza di NoiTv perche’ le telecamere fossero testimoni di eventuali promesse non matenute. Dopo una lunga ed estenuante trattativa, durata circa due ore e mezzo, la donna è stata convinta a desistere dai suoi propositi. In tal senso è stata fondamentale l’opera del suo avvocato Marica Martinelli, del vice Questore di Lucca, dottor Leonardo Leone e dei poliziotti e di alcuni vicini di casa. Alla donna, che ha due bambini ed è in attesa di un altro, verrà trovata una sistemazione provvisoria di emergenza. Solidarietà nei suoi confronti è stata espressa dagli amici e dai vicini di casa, i quali con grande senso civico e attestati di solidarietà si sono detti disposti comunque a darle una mano ed anche ad ospitarla qualora ciò si rendesse necessario. Una vicenda conclusasi senza tragiche conseguenze ma che tuttavia deve far riflettere su quella che era e rimane l’emergenza abitativa. Ci sono delle regole, questo e’ vero, ma in certi casi (soprattutto vista la presenza di minori) il comune non puo’ semplicemente trincerarsi dietro le graduatorie. Parlare di accoglienza non basta. Servono fatti e soprattutto serve una particolare sensibilita’. E se necessario anche una pazienza che vada al di la’ dei ruoli istituzionali.