Per il Patto di Capraia protagonisti due lucchesi. Da Porta Elisa al Porto di Capraia

Per il Patto di Capraia protagonisti due lucchesi. Da Porta Elisa al Porto di Capraia

Guido Casotti

di Guido Casotti

LIVORNO - Fabio Giorgi e Stefano Dini, sono due lucchesi di Porta Elisa che si sono resi protagonisti in questi giorni del Patto di Capraia. Si tratta di un accordo che è riuscito nel difficile compito di far coesistere le attività produttive di acquacoltura e pesca con la tutela dell’ambiente a beneficio della biodiversità marina e la rinnovabilità delle risorse.

Fabio e Stefano da oltre dieci anni si sono trasferiti da Lucca all’isola di Capraia dando vita all’attività di allevamento in mare di branzini e orate; di fatto hanno allestito un allevamento all’avanguardia a livello europeo, il non uso di antibiotici e un sistema innovativo di somministrazione del mangime che tutela la qualità del pesce e la salute dei consumatori.

La firma sul patto di capraia è stata posta dal “Flag Golfo degli Etruschi” (gruppo di azione locale nel settore della pesca e acquacoltura), dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano, dalla Federazione Coldiretti di Livorno, dal Consorzio per il Centro InterUniversitario di Biologia Marina ed Ecologia Applicata G. Bacci, da Navigo Scart, dai Comuni di Follonica, Piombino, Scarlino e Capraia e dalle Cooperative di piccoli pescatori e le realtà di acquacoltura del Golfo degli Etruschi e dell’isola di Capraia.

L’isola si raggiunge in quasi 3 ore di navigazione con partenza dal porto di Livorno e per grandezza è la terza isola dell’arcipelago Toscano dopo L’Elba e il Giglio.