CAMAIORE - Primo gennaio 2003, nella sua abitazione di Montemagno nel comune di Camaiore, ci lasciava Giorgio Gaber. 20 anni fa l’inizio del nuovo anno fu davvero triste per la musica e la cultura del Belpaese rimasta orfana di uno dei loro massimi rappresentanti.

Il Signor G ci lasciava all’età di 63 anni, dopo una lunga malattia, nella sua casa sulle colline versiliesi, dove era stato accompagnato per trascorrere gli ultimi scampoli di vita insieme alla famiglia. Sono trascorsi 20 anni dalla sua scomparsa e ancora oggi, il signor “G” resta uno dei massimi rappresentanti della musica e del teatro della seconda metà del Novecento. Nato a Milano nel 39, Giorgio Gaberšcik era figlio di emigrati veneto-friulani. Dopo un primo approccio musicale, entra nei Rock Boys di Adriano Celentano. Al piano c’è Enzo Jannacci, che diventerà suo grande amico per la vita. Il successo vero per Gaber arriva nel 60 con la pubblicazione del lento Non arrossire. Poi, è la volta de La ballata del Cerutti e di Trani a Gogò. A distanza di due decenni dalla sua scomparsa , domenica 1 gennaio la Fondazione Gaber ha organizzato una maratona di 24 ore con filmati non-stop di canzoni e monologhi interpretati dal Signor G nei suoi tanti concerti e spettacoli teatrali. Giorgio Gaber ha partecipato per 4 volte al Festival di Sanremo che gli spalanca l’ingresso in Tv. Poi nasce il Teatro Canzone, ideato insieme al viareggino Sandro Luporini che miscela musica e drammaturgia. Va in scena Il Signor G, spettacolo durante il quale Gaber alterna canzoni a monologhi leggeri, che toccano tematiche importanti della vita del Paese. Nel corso della sua splendida carriera, Gaber ha trattato con ironia e sarcasmo la politica, senza risparmiare sferzanti attacchi all’una o all’altra parte, come in uno dei suoi ultimi brani, Destra-Sinistra, o in Io se fossi Dio , dove c’è una durissima invettiva contro l’ex presidente della Dc, ucciso dalle Brigate Rosse appena due anni prima. Icona del pensiero forte, perennemente spiazzante e profondamente attuale Giorgio Gaber è ancora nei cuori degli italiani. A raccoglierne l’eredità il Lirico, il teatro che porta il suo nome .