CAPANNORI - L'intervento del presidente del gruppo Pse al Comitato europeo delle Regioni a Bruxelles: "Gli eventi climatici estremi sono già realtà –e colpiscono con particolare intensità il Mediterraneo. Serve un piano straordinario per affrontarli"

“L’acqua è un diritto, non un lusso. È un bene comune, non una merce. È un patto tra generazioni.” Con queste parole Luca Menesini, presidente del gruppo PSE al Comitato europeo delle Regioni, ha aperto il suo intervento nella sessione plenaria a Bruxelles, durante il dibattito sulla resilienza idrica. Un discorso che chiama l’Europa a un’assunzione di responsabilità urgente e non rinviabile su questo tema.
“La prima questione – dice Menesini – è che l’acqua deve essere gestita come bene comune e bene pubblico. Non possiamo accettare che il profitto di qualche azionista determini il prezzo o gli investimenti su una risorsa essenziale per la vita. Serve una gestione pubblica, regolata, solidale. A partire dai nostri Comuni fino all’Unione europea. È fondamentale avere una visione integrata su questo tema: l’acqua va pensata dalla sorgente alla foce, dentro una visione d’insieme. Solo così possiamo garantire una gestione efficace e sostenibile”.
“Gli eventi climatici estremi sono già realtà – aggiunge – e colpiscono con particolare intensità il Mediterraneo. Serve un piano straordinario per affrontarli: dal riuso delle acque alla creazione di nuovi bacini idrografici. Non è solo un tema ambientale, è una questione di giustizia sociale. È importante dotare i territori di strumenti adeguati per rispondere alle crisi. Quando parliamo di resilienza idrica, intendiamo la capacità di affrontare le emergenze, ripristinare benessere e sicurezza, garantire continuità nei servizi essenziali. L’acqua serve ai cittadini, all’agricoltura, all’industria, al turismo. E serve ovunque”.
“Non possiamo pensare solo al nostro giardino. Le crisi idriche in Africa hanno conseguenze su tutta l’Europa, a partire dal Mediterraneo. Garantire accesso universale all’acqua significa garantire pace, equità, futuro. L’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 non è cosmetica. È un impegno, e va rispettato – aggiunge -. Bene che il Comitato lavori a un parere sui fondi europei per l’adattamento climatico, con al centro anche il tema dell’acqua. È un segnale forte. Ma ora servono azioni concrete, rapide e coraggiose”.
“I fronti su cui lavorare sono molti, come indica la strategia della Commissione: proteggere l’acqua e l’ambiente dall’inquinamento, prevedere sussidi all’agricoltura che usa l’acqua in modo ‘smart’, ridurre i consumi idrici, potenziare il riuso, migliorare le infrastrutture sia per evitare perdite che per migliorare la distribuzione attraverso strumenti digitali. Per noi socialisti e democratici – conclude – l’acqua è un simbolo concreto di un’Europa più giusta, più resiliente, più vicina alle persone. È la battaglia per la democrazia stessa. Non permetteremo che il profitto di pochi secchi il futuro di tutti”.