PROVINCIA DI LUCCA - Roberto Faville, direttore dell'associazione lucchese: "La Toscana è una delle regioni più esposte".
Un allarme da settecento milioni di euro. È quello lanciato da Confartigianato Imprese Lucca in riferimento all’export toscano verso gli Stati Uniti. Il tema ovviamente sono i dazi al 15% decisi da Donald Trump. Una preoccupazione avanzata dal direttore dell’associazione Roberto Faville, il quale spiega come il mercato statunitense, nell’economica della provincia di Lucca, pesi per l’8% del valore totale delle esportazioni. Il 40% di questi è rappresentato dalla meccanica, il 23% dalla moda, il 15% dagli alimentari e il 6% dalla carta.
Secondo il direttore dell’associazione, Roberto Favilla, “la Toscana è una delle regioni più esposte ai dazi, con province simbolo del Made in Italy come Firenze, e la nostra stessa Lucca, dove le piccole imprese di interi distretti produttivi rischiano un impatto economico e occupazionale durissimo”. Favilla fa un esempio su tutti: “Nel comparto agroalimentare la nostra provincia è la seconda in Toscana più dipendente dalle relazioni commerciali con gli Stati Uniti”.
“Nell’economia lucchese – spiega ancora Favilla – gli Stati Uniti pesano per l’8% del valore totale delle esportazioni, pari a 700 milioni di euro. Il 40% di questi è rappresentato dalla meccanica, il 23% dalla moda, il 15% dagli alimentari e il 6% dalla carta. Pensiamo anche all’importanza dell’indotto nel settore cartario per la nostra provincia, con moltissime aziende artigiane che producono macchinari per il cartario o che sono specializzate in interventi di manutenzione e riparazione, anche per queste ultime sarà difficile. Per non parlare del calo che subirebbe il settore agroalimentare dopo che nel 2024 aveva toccato cifre record. Si pensi che la provincia di Lucca – aggiunge Favilla – è la seconda provincia in Toscana (dopo Grosseto) più dipendente dalle relazioni commerciali con gli Stati Uniti: circa il 37% del valore dell’export di olio, vino, formaggi e salumi è destinato al mercato americano. Questo quadro, a tinte molto fosche, sarà ancora peggiore per quelle aziende che operano nel settore dell’acciaio e dell’alluminio dove i dazi sono stati fissati addirittura al 50%. Abbiamo aziende nostre amministrate focalizzate su questi settori, come automotive, edilizia, trasporti e imballaggi, produzione manufatti in acciaio. Queste ultime saranno obbligate ad aumentare esponenzialmente i prezzi e considerare di dover cambiare strategia focalizzandosi sulla ricerca di altri Paesi o mercati”.
Il direttore di Confartigianato Imprese Lucca sollecita il Governo italiano affinché mantenga aperto il dialogo con Washington: “Serve una risposta decisa, rapida e soprattutto condivisa, per salvaguardare la competitività e l’occupazione” e al contempo “servono anche misure di sostegno concrete, da subito, – conclude Favilla – prima che gli effetti dei dazi facciano sparire altre micro/piccole imprese che negli ultimi 10 anni sono calate, in tutto il Paese, del 25%. Noi riteniamo che i dazi avranno un effetto boomerang anche per gli Stati Uniti, ove assisteremo ad un aumento dell’inflazione che finirà per scontentare gli stessi sostenitori di Trump”.