Bruxelles, Menesini alla Plenaria delle Regioni: “Servono risorse per i diritti sociali”

Bruxelles, Menesini alla Plenaria delle Regioni: “Servono risorse per i diritti sociali”

Redazione

di Redazione

BRUXELLES - L'ex presidente della provincia di Lucca è intervenuto nel Comitato europeo: "La proposta del 14% dei piani nazionali e regionali agli obiettivi sociali non sta in piedi".

“Il pilastro europeo dei diritti sociali non è uno slogan, ma è la spina dorsale dell’Europa. È il fondamento stesso della nostra Unione, perché senza l’Europa sociale non c’è Unione.” È con queste parole che Luca Menesini, Presidente del Gruppo dei Socialisti Europei (PES) nel Comitato europeo delle Regioni, interviene alla 168ª sessione plenaria a Bruxelles.

“Nelle nostre città e regioni vediamo ogni giorno cosa significano concretamente i diritti e le politiche sociali – afferma Menesini -. Significano un asilo costruito con fondi europei che permette ai genitori di tornare a lavorare e ai bambini di crescere con più opportunità; significano un dormitorio studentesco che rende possibile l’accesso all’università a tutti i giovani; significano percorsi di formazione che consentono a tante persone di uscire dalla disoccupazione.”

“Ecco, questa è l’Europa che ci piace: un’Europa concreta, visibile, locale – continua -. Per noi il pilastro sociale rappresenta la promessa che l’Europa non è solo un mercato, ma è una comunità di dignità, di equità e di opportunità. Noi vogliamo che tutti beneficino di un’economia forte: lavoratori, imprenditori, giovani, università e comunità locali.”

“Il prossimo piano d’azione sociale deve essere all’altezza della sfida, e per questo servono risorse vere – afferma -. L’attuale proposta di destinare solo il 14% dei piani nazionali e regionali agli obiettivi sociali non sta in piedi. Combatteremo con forza per evitare questo approccio e per contrastare l’idea di un fondo per nazione, che indebolisce sia la dimensione territoriale sia quella europea. Faremo tutto il possibile per ottenere un finanziamento sociale protetto e certo nel prossimo quadro finanziario, come avviene per l’agricoltura e per le regioni meno sviluppate. Lotteremo per fondi molto maggiori di quelli oggi proposti. Infine, non possiamo accettare che gli investimenti europei in politiche sociali non abbiano una chiara dimensione territoriale: senza linee guida sul dove spendere, il rischio è che i fondi vadano solo alle aree più benestanti. Non possiamo separare la spesa sociale dalla coesione sociale.”

“Il Fondo Sociale non è un costo – conclude – è il migliore investimento che possiamo fare, il più potente strumento di stabilizzazione economica e la migliore garanzia di democrazia per l’Europa stessa.”