FIRENZE - Il Tribunale di Firenze ha ordinato all’Asl Toscana Nord Ovest (che comprende i territori di Lucca, Massa-Carrara, Pisa e Livorno) di mettere a disposizione di Libera, una donna di 55 anni completamente immobilizzata, uno strumento che le permetta di autosomministrarsi l'eutanasia per mezzo di un puntatore oculare. Finora, per un cortocircuito tecnico-burocratico, non poteva realizzare la sua volontà

Sul fronte del fine vita arriva una svolta decisiva. Il giudice del Tribunale di Firenze ha ordinato all’Asl Toscana Nord Ovest (che comprende i territori di Lucca, Massa-Carrara, Pisa e Livorno), di fornire, entro quindici giorni, uno speciale dispositivo che permetterà a “Libera”, una donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla e paralizzata dal collo in giù, di autosomministrarsi il farmaco per il suicidio assistito.
Secondo l’Associazione Luca Coscioni, che ha diffuso la notizia, questa decisione sancisce il pieno diritto all’autodeterminazione terapeutica. Il dispositivo – una pompa per l’infusione attivabile tramite un sensore o puntatore oculare – renderà concreta una possibilità finora ostacolata da limiti tecnici e burocratici.
Stando al parere dei tecnici di ministero della Salute, Iss e Consiglio superiore di sanità, infatti, non risultavano esistere dispositivi per permetterle l’autosomministrazione del farmaco in un caso come il suo. Ma l’Estar, l’Ente di supporto tecnico-amministrativo regionale toscano ha comunicato di aver concluso un’indagine di mercato da cui è emersa la disponibilità di una ditta a fornire un comunicatore con puntamento oculare in grado di attivare pompe infusionali.
Non è il primo suicidio assistito in Toscana, dopo la legge regionale che lo ha reso legale, ma quella di “Libera” è la prima volta in Italia nella quale un giudice impone la fornitura di un dispositivo medico per consentire un atto pienamente autonomo anche a chi è completamente immobilizzato. Una decisione che apre un nuovo capitolo nel difficile e ancora aperto dibattito sul fine vita.