LUCCA - Secondo lo studio della CGIA di Mestre che prende in considerazione i dati dei primi nove mesi dell'anno, le esportazioni italiane segnano un +9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Lucchesia in controtendenza con un -1,8%, Massa-Carrara al +27,5%, anche grazie all'andamento ciclico dei settori, come quello meccanico, dipendenti dalle grandi commesse internazionali
L’export lucchese rallenta leggermente, mentre Massa‑Carrara corre sui mercati esteri, in un quadro nazionale che, nonostante dazi e tensioni internazionali, vede l’Italia consolidare la propria forza nelle esportazioni. È quanto risulta dallo studio della CGIA di Mestre relativo ai primi nove mesi del 2025.
In questo periodo le esportazioni della provincia di Lucca sono calate da 4,36 a 4,28 miliardi di euro, con un arretramento pari a un meno 1,8 per cento. Un dato in controtendenza rispetto alla media nazionale e anche rispetto al resto della Toscana.
Nello stesso periodo Massa‑Carrara ha invece portato le proprie vendite all’estero da 1,63 a oltre 2 miliardi di euro, con una crescita di 449 milioni, pari a più 27,5 per cento. Un balzo trainato in larga parte dai settori a forte vocazione internazionale, che però spesso risentono di ciclicità.
Nel complesso nazionale, dopo il calo registrato nel 2024, l’export italiano è tornato a crescere: nei primi nove mesi del 2025 le vendite di beni all’estero sono aumentate di 16,6 miliardi di euro, pari a più 3,6 per cento. Nel terzo trimestre il nostro Paese è salito al quarto posto tra i membri del G20 per valore delle esportazioni di merci, quasi 190 miliardi di dollari, superando il Giappone e restando dietro solo a Cina, Stati Uniti e Germania.
Bene anche il rapporto con Washington: l’export italiano verso gli Stati Uniti è salito da 48,1 a 52,4 miliardi di euro nei primi nove mesi dell’anno, con un aumento del 9 per cento nonostante l’inasprimento dei dazi voluto dall’amministrazione Trump e la svalutazione del dollaro. A spingere sono soprattutto cantieristica navale, farmaci e metalli preziosi, mentre soffrono gioielleria e comparto auto. il settore della carta e cartone vede il segno più, anche se con solo il +1,6%.
