CAPANNORI - L'estate è la stagione dove si raccoglie il frutto del duro lavoro dei campi, dopo la raccolta del grano, del farro e forse prima del mais si raccoglie anche la “saggina”.

Certamente non si tratta di una raccolta che potremmo definire di prima necessità, ma nel passato non c’era contadino che non coltivasse un pezzetto di terra a saggina, in quanto sarebbe poi stata utile per realizzare un qualcosa di insostituibile, cioè quell’attrezzo utile a spazzare che prende nomi differenti in base ai luoghi: scopa, spazzola o granata. Nel passato anche in Lucchesia la coltivazione della saggina era fondamentale in quanto questa graminacea era perfetta per la realizzazione anche industriale di spazzole. Tra le zone più adatte c’erano Tassignano e zone limitrofe. Lì si realizzavano granate e spazzole a livello professionale in quantità industriali, ed allora chi meglio di Fabio un appassionato di questa lavorazione, può accompagnarci alla raccolta della saggina in piena maturazione. Questa saggina prima di essere lavorata e conservata verrà sgranata e proprio per questo in molte zone d’Italia prende anche il nome di Granata, proprio perché viene sgranata prima della lavorazione sia per recuperare il seme ma anche per evitare l’attacco dei roditori durante la conservazione. Oggi uno dei pochi rimasti a realizzare le granate in modo artigianale è Fabio Paoli di Capannori che è riuscito anche a recuperare gli attrezzi di un tempo in modo da realizzare questi utensili proprio come venivano fatte nel secolo scorso.