Nell'ambito dell'inchiesta della guardia di finanza che ha portato alla confisca di beni per sette milioni al clan vicino ai casalesi, è emerso che il gruppo criminale ruotava attorno ad imprenditori edili residenti in Provincia di Lucca e Caserta: intervista al tenente colonnello Lorenzo Vanella

Nell’ambito dell’inchiesta della guardia di finanza che ha portato alla confisca di beni per sette milioni al clan vicino ai casalesi, è emerso che il gruppo criminale ruotava attorno ad imprenditori edili residenti in Provincia di Lucca e Caserta i quali, utilizzando prestanome e società compiacenti, molte delle quali “apri e chiudi”, si aggiudicavano decine di appalti della Asl 3 (Napoli Sud) per milioni di euro, in relazione a commesse per lavori edili, banditi per importi inferiori ai valori soglia oltre i quali sarebbe stato necessario ricorrere alle procedure ordinarie di affidamento. I proventi illeciti venivano poi, per buona parte, riciclati in una società immobiliare, con sede a Lucca, considerata la cassaforte del sodalizio, attraverso operazioni di acquisto, ristrutturazione o costruzione di edifici da parte di società del gruppo.
Il sodalizio aveva stabilito consolidati rapporti di corruzione con un dirigente della Asl, che non solo aveva aggiudicato gli appalti in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e imparzialità, ma aveva anche consentito al sodalizio di incassare i pagamenti pur senza l’esecuzione dei lavori.