La raccolta delle patate “recuperate”

La raccolta delle patate “recuperate”

Eleonora Cozzella

di Eleonora Cozzella

GARFAGNANA - Il progetto dell'Unione comuni della Garfagnana per recuperare antiche colture dà i suoi frutti. Ecco la raccolta delle patate.

“Ridare valore alla terra”. Si chiama così il progetto dell’Unione dei Comuni della Garfagnana nato e sviluppato per il recupero delle tradizioni contadine.
In particolare sono stati recuperati antichi appezzamenti coltivati a patate, che sono stati recintati a protezione della fauna selvatica, cervi, mufloni, caprioli ma sopratutto cinghiali. Poi sono stati assegnati a coltivatori, singoli o in gruppo – come la coop Pania di Corfino – interessati alla semina delle patate in altura. Ecco quindi il frutto di tanto lavoro: queste patate seminate alla fine di Maggio sono ora pronte per il raccolto. Le qualità sono state selezionate dal Prof Guido Pardini (agronomo), oltre alla rossa di sulcina, tipica di queste vallate, sono state inserite la Kannebec (a pasta bianca) e la Monnalisa (a Pasta gialla).
non solo terreni ma anche un pezzo di storia torna alla luce e anche l’antico rito della raccolta in cui tutta la comunità era coinvolta. In Garfagnana si crede che il tubero, proveniente dalle Americhe, sia arrivato nel 1815 per mezzo di un religioso giunto nella valle di soraggio che era un cappellano militare nelle file di Napoleone. Da lì si sono diffuse in tutta la garfagnana, in virtù della sua capacità di crescere da 0 a 1400 metri sul livello del mare e di adattarsi anche in zone siccitose. Anzi, la poca acqua conferisce una concentrazione di sapore e una maggiore conservabilità.
Il prof intervistato Guido Pardini, agronomo e storico, già docente dell’Università di Pisa