Lucca e la desertificazione commerciale: dal 2012 chiusi oltre il 24% dei negozi

Lucca e la desertificazione commerciale: dal 2012 chiusi oltre il 24% dei negozi

Redazione

di Redazione

LUCCA - I dati sono stati analizzati durante il partecipato convegno organizzato a Palazzo Sani da Confcommercio. Una mattinata per offrire spunti di riflessione per invertire il trend e rilanciare i negozi tradizionali.

Trovare soluzioni per invertire il trend che, purtroppo, vede sempre più negozi locali costretti a chiudere. C’è stata proprio la tutela e il rilancio dei negozi tradizionali al centro dell’interessante e partecipato convegno Non solo una vetrina: il commercio tra identità e innovazione, tenutosi lunedì mattina a Palazzo Sani, sede di Confcommercio, promosso dall’associazione e al quale hanno preso parte nelle vesti di relatori – moderati dal vicepresidente di Confcommercio Lucca Massa Carrara Samuele Cosentino – Paolo Testa (responsabile settore urbanistica e rigenerazione urbana di Confcommercio Italia), Alessandro Capocchi (professore dell’Università degli Studi Milano Bicocca) e Nicola Minelli (Iscom Group manager distretto).

Nutrita la partecipazione di commercianti, del centro storico e della periferia ma anche di altre realtà del territorio provinciale. Con loro, anche rappresentanti istituzionali dei Comuni di Lucca, Massa, Capannori, Altopascio e Castelnuovo Garfagnana, e i consiglieri regionali Massimiliano Baldini, Vittorio Fantozzi e Valentina Mercanti. Dopo gli interventi dei tre relatori, che hanno presentato vari aspetti del commercio tradizionale dal punto di vista economico e urbanistico, gli addetti ai lavori hanno sollecitato la classe politica a trovare soluzioni in grado di preservare una categoria che riveste non soltanto una funzione commerciale, ma anche occupazionale e sociale. Al primo posto, la necessità condivisa dai presenti di fare rete fra istituzioni, associazioni di categoria e imprenditori, partendo da strumenti normativi che eliminino la disparità di trattamento fiscale – e di conseguenza la concorrenza sleale – che da anni avvantaggia i colossi dell’E – Commerce rispetto ai negozi tradizionali.

“Un importante e prezioso momento di confronto – afferma Cosentino – su un tema caro da anni alla nostra Associazione, che considera il commercio di prossimità come una “maglia” indispensabile della rete sociale, che in una comunità inevitabilmente e naturalmente si crea. Il negozio di vicinato non è solo una vetrina, è un luogo sicuro, un occhio vigile, una luce accesa, un archivio storico di quartiere”. “L’unità di intenti emersa questa mattina – chiude il vicepresidente di Confcommercio – crediamo e auspichiamo che rappresenti solo un punto di partenza per la tutela e il rilancio di un settore cardine per i nostri territori”.