Produzione industriale a Lucca in lieve flessione: -2,8% per il cartario

Produzione industriale a Lucca in lieve flessione: -2,8% per il cartario

Redazione

di Redazione

LUCCA - Tiziano Pieretti: "La sensibile frenata va interpretata come un normale episodio all'interno di un ciclo di oscillazioni che da tempo caratterizza il settore. Sullo sfondo, per tutta l'industria, l'instabilità politica globale, che contribuisce a un clima di incertezza"

Nel secondo trimestre 2025, la produzione industriale di Lucca, registra – secondo le rilevazioni del Centro studi di Confindustria Toscana Nord – una lieve flessione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Quello in esame è un periodo molto particolare, segnato al suo inizio dal traumatico annuncio di un aumento molto consistente dei dazi Usa: le dichiarazioni del presidente Trump sono del 2 aprile e le evoluzioni delle sue posizioni, particolarmente oscillanti e talvolta contraddittorie, hanno prodotto da un lato effetti destabilizzanti, dall’altro, almeno per alcuni settori, una corsa ad anticipare ordinativi per effettuare le importazioni prima dell’entrata in vigore – anch’essa variata nel tempo – del nuovo regime. Effetti indiretti sono stati generati anche dai timori di un rallentamento dell’economia mondiale, con i prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime che sono rimasti su livelli moderati.

Un ruolo importante è stato giocato, con conseguenze tuttora in atto, dall’apprezzamento dell’euro sul dollaro: +13% dall’inizio dell’anno alla fine di giugno. Una situazione valutaria, quindi, che ostacola l’export europeo verso gli Stati Uniti e di conseguenza la produzione di un’area che annualmente deve ai flussi commerciali verso il paese 800 milioni di euro, pari al 7,6% del totale dell’export delle tre province.

“Nel 2° trimestre di quest’anno le nostre imprese si sono trovate a operare in un contesto peculiare, ben lontano da quel clima di stabilità che sarebbe sempre auspicabile per favorire la fiducia, gli investimenti, i consumi e quindi la produzione – osserva la presidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli -. Il dato italiano relativo alla produzione industriale del periodo non è del tutto certo mancando l’ufficialità per giugno: una stima attendibile lo colloca a -3,8%, risultato piuttosto allarmante che dà la misura di quanto la corrispondente prestazione della nostra area, pur negativa, sia di tutto rispetto. Per rimanere ai macrosettori più presenti a Lucca-Pistoia-Prato, ha tenuto, complessivamente, il tessile, che perde solo mezzo punto rispetto alla media del 2024, mentre l’abbigliamento è addirittura in sensibile crescita, a quota +5%, sempre in confronto alla media dell’anno scorso. In modesta crescita anche l’alimentare. Pressoché stazionaria la meccanica, mentre arretra lievemente, in linea col dato italiano, la chimica-plastica-farmaceutica, reduce comunque da anni molto buoni; stessa situazione per la carta-cartotecnica. Sono dati complessivamente abbastanza rassicuranti, anche se distribuiti a livello settoriale in maniera piuttosto insolita: settori molto presenti sul territorio, che vengono in qualche caso da ripetuti segni meno, sembrano essere giunti a un punto di tenuta, mentre altri che mostrano qualche incertezza hanno alle spalle fasi così positive da non destare preoccupazioni. Rimane il problema di fondo di un futuro quanto mai incerto: guerre che non accennano a fermarsi, export rallentato dal supereuro, dazi Usa che rischiano di mettere il freno al commercio internazionale. Sarà un autunno complicato. Le imprese si aspettano da Unione Europea e Governo nazionale la massima attenzione.” (più avanti una ulteriore dichiarazione della presidente riguardo al dato pratese)

Lucca

“La produzione industriale di Lucca è stata nel 2° trimestre 2025 sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una minima flessione a quota -0,2% – commenta il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Tiziano Pieretti -. La sensibile frenata, -2,8%, registrata per il cartario va interpretata come un normale episodio all’interno di un ciclo di oscillazioni che da tempo caratterizza il settore. In questa dinamica il dato negativo non rappresenta un evento predominante: il cartario rimane un settore in ottima salute strutturale e un pilastro dell’economia locale. Torna in positivo la moda, +3,5% dopo una serie fortemente critica, e, per quanto minimo (+0,4%), per la nautica, dopo due trimestri negativi che come previsto hanno costituito solo una battuta d’arresto per un settore dalle prestazioni ottime. Rimanendo nel versiliese, retrocedono di poco (-1,3%) le lavorazioni di materiali non metalliferi, che hanno la loro espressione più caratteristica nel lapideo, ma che comprende anche vetro e materiali da costruzione. Rispetto al 2° trimestre 2024 continua e anzi si accentua in Lucchesia la serie positiva per la metallurgia e i prodotti in metallo, a quota +8,2%, e per l’alimentare, con +6,4%. Segno negativo invece per l’elettromeccanica, che include le macchine per il cartario: il -1,3% si colloca comunque in una serie caratterizzata da oscillazioni molto ridotte e quindi all’insegna della stabilità. E’ del tutto insolito invece il segno negativo, per quanto minimo (-0,2%), per la chimica-plastica-farmaceutica, macrosettore che negli ultimi anni ha conosciuto un andamento eccellente e che rallenta a causa della riduzione della domanda interna. Le prestazioni dell’industria lucchese si mantengono nel complesso soddisfacenti. Il segno meno appare con maggior frequenza del solito ma si tratta per lo più della conferma delle sfide complesse e interconnesse da affrontare a livello globale e non di problemi strutturali. Da questo punto di vista le dinamiche del cartario sono emblematiche, condizionate come sono da diminuzione dei consumi; costi energetici elevati che ci penalizzano rispetto ai nostri principali concorrenti europei, come Spagna, Germania e Francia; dazi, che, pur non avendo effetti diretti e massicci sulle esportazioni del settore, creano un impatto indiretto significativo. In un mercato così competitivo e con margini esigui, ogni elemento di frizione commerciale può alterare le dinamiche e la fiducia, con conseguenze negative. Sullo sfondo, per tutta l’industria, l’instabilità politica globale, che contribuisce a un clima di incertezza, traducendosi in una cautela generale che riduce ulteriormente consumi e investimenti”.