LUCCA - Allevatori e agricoltori hanno protestato per chiedere un rapido cambio di passo sull'emergenza e chiedono l'abbattimento dei cinghiali selvatici e l'arrivo delle gabbie
Coldiretti ha portato in piazza, a Lucca, centinaia di allevatori e agricoltori per chiedere un cambio di passo sull’emergenza peste suina africana. La malattia è veicolata dai cinghiali selvatici, sempre più numerosi nei boschi toscani, e gli allevatori chiedono un maggior numero di abbattimenti e di gabbie. Armati di bandiere, cartelli di protesta e fischietti, hanno manifestato tutta la loro delusione per le misure di contenimento – che avrebbero dovuto prendere di petto il virus, evitando che si propagasse dall’alta Lunigiana, dove era stato rilevato un anno e mezzo fa, al resto della regione – e che loro giudicano del tutto insufficienti.
Si sono dati appuntamento di fronte al Teatro del Giglio, prima di proseguire verso la Prefettura di Lucca. A guidare la protesta, la presidente regionale di Coldiretti Toscana, Letizia Cesani. A fianco degli agricoltori tanti sindaci, consiglieri regionali e rappresentanti delle istituzioni. Nel mirino le istituzioni regionali: secondo Coldiretti le misure per cercare di fermare l’avanzamento del contagio in Toscana sono state insufficienti. Già 43 comuni sono in zona di restrizione.
Sono i numeri, secondo Coldiretti, a dare la dimensione del fallimento delle strategie messi in campo finora: 43 i comuni già finiti nella rete delle restrizioni previste dal protocollo di sicurezza del piano nazionale, 88 i cinghiali morti risultati infetti, quattro solo nella zona di Piazza al Serchio nelle ultime settimane. Tre le province coinvolte: Massa Carrara, Lucca e Pistoia. Un quadro che dipinge un avanzamento pericoloso e rapido del contagio. “La peste suina deve essere fermata prima che sia troppo tardi”, spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana. “I cinghiali sono una calamità nella calamità: oltre a devastare i nostri raccolti e ad essere un pericolo per la sicurezza stradale e pubblica, sono i portatori di questo virus. Il fatto che il virus non sia trasmissibile all’uomo, ed uccida solo i suini, non significa che debba essere trascurato. Tutt’altro. All’origine di tutto c’è una sottovalutazione dei pericoli e dell’impatto dell’epidemia che espone a conseguenze pesantissime 4 mila allevamenti suinicoli e 130 mila capi in tutta la nostra regione insieme a filiere di eccellenza come la Cinta Senese ed il Prosciutto Toscano che valgono 50 milioni di euro. Ma a rischio ci sono anche migliaia di imprese agrituristiche che vivono di escursioni ed attività all’aria aperta che le restrizioni limitano e scoraggiano producendo un danno alle comunità rurali. Chiediamo un cambio di passo determinato e deciso nell’applicazione delle misure di depopolamento dei cinghiali previste dal piano commissariale insieme ad una presa di responsabilità da parte di tutti i soggetti istituzionali: Regione Toscana, Province ed ambiti territoriali di caccia. Girarsi dall’altra parte significa voltare le spalle alla Toscana”.
Il diffondersi a tempi record del virus, capace di percorrere in pochi mesi oltre cento chilometri, sta mettendo in allarme tutta la filiera della trasformazione e del commercio delle carni suine. Le conseguenze per le attività agricole in zona di restrizione, la cui sopravvivenza dipendono proprio dalla filiera suinicola, riguardano il rischio di affrontare perdite economiche nel caso di contrazione del virus negli allevamenti per le conseguenti richieste di abbattimento di tutti i capi, costi aggiuntivi per le misure di biosicurezza rafforzata richieste nelle stalle, limitazioni alla libera movimentazione dei capi e l’obbligo di comunicare tempestivamente alle autorità dati e informazioni legati alle mortalità dei capi.
La mappa del rischio (numero allevamenti potenzialmente a rischio)
Grosseto 662
Firenze 660
Arezzo 634
Pisa 475
Siena 382
Lucca 357
Pistoia 226
Massa Carrara 171
Livorno 168
Prato 59
88 cinghiali infetti (84 Massa Carrara, 4 Lucca)
43 comuni in zona di restrizione (17 provincia di Massa Carrara, 25 provincia di Lucca, 1 provincia di Pistoia).
In restrizione I (area a rischio) si trovano nella provincia di Lucca, i comuni: Forte dei Marmi, Borgo a Mozzano, Camaiore, Barga, Coreglia Antelminelli, Gallicano, Pietrasanta, Seravezza, Bagni di Lucca, Pescaglia, Stazzema, Fabbriche di Vergemoli; nella provincia di Pistoia, i comuni seguenti: Abetone Cutigliano.
In restrizione II (aree in cui sono stati riscontrati casi di peste suina africana nei cinghiali selvatici) tutti i comuni della provincia di Massa Carrara, ossia: Zeri, Pontremoli, Mulazzo, Filattiera, Tresana, Bagnone, Villafranca in Lunigiana, Licciana Nardi, Aulla, Podenzana, Fosdinovo, Fivizzano, Comano, Carrara, Casola in Lunigiana, Montignoso, Massa; nella provincia di Lucca, i comuni seguenti: Molazzana, Castelnuovo di Garfagnana, Pieve Fosciana, Minucciano, Careggine, San Romano in Garfagnana, Vagli Sotto, Castiglione di Garfagnana, Camporgiano, Fosciandora, Piazza al Serchio, Villa Collemandina, Sillano Giuncugnano.
