LUCCA - Una fredda mattinata e il cielo grigiastro di inizio dicembre. Tantissima gente e facce tese dentro e fuori la piccola chiesa di San Michele di Moriano per l'ultimo saluto ad Umberto Ragghianti morto martedì scorso all'età di 67 anni. Il noto ortopedico si era fatto apprezzare e ben volere da tutti per la sua grande professionalità e ancor maggiore (se proprio vogliamo) umanità.
In primo piano la famiglia con la moglie Cinzia e i figli Daniele musicista, Martino calciatore della Lucchese e la più piccola, Alice. Era presente anche una folta rappresentanza della società rossonera ma anche del Ghiviborgo. E poi i tanti colleghi con cui Umberto aveva lavorato in 40 anni di apprezzata ed onorata professione: prima all’ospedale S. Croce di Castelnuovo Garfagnana e successivamente nel settore della sanità privata al Centro Ippocrate sempre nel capoluogo garfagnino oltrechè in una nota clinica di Bologna. Quello che colpiva di più di lui, anche a chi scrive questo umile pezzo con la gola soffocata dall’emozione, era però l’aspetto dell’uomo Ragghianti. Solare e schietto, ma anche deciso e professionale nel proporsi di fronte ai suoi pazienti. Anche nel mondo dello sport molti si rivolgevano a lui e pur essendo uno stimato e bravissimo ortopedico trattava tutti con attenzione e semplicità. Dicono che l’umiltà è la virtù dei forti e in tal senso è stato un gigante. L’ultima volta l’avevamo sentito qualche mese fa quando con orgoglio ci segnalò il ritorno del figlio Martino alla Lucchese. Una mattinata plumbea e triste. Un lungo applauso ha salutato l’uscita del feretro dalla chiesa di San Michele di Moriano. Poi Umberto ha intrapreso l’ultimo viaggio verso l’Alta Garfagnana dove è stato tumulato nel piccolo cimitero di Nicciano. Ciao Umberto…
