Mitomane o ragazzata, si sgonfia il caso della scritta minatoria contro Meloni

Mitomane o ragazzata, si sgonfia il caso della scritta minatoria contro Meloni

Luigi Casentini

di Luigi Casentini

Pietrasanta - Il rinvenimento di altre scritte farneticanti nella zona limitrofa a dove è stata tracciata quella con le minacce verso la premier Meloni stanno indirizzando le indagini verso l'ipotesi di una ragazzata.

 

Si sta progressivamente sgonfiando la minaccia politica legata alle scritte minatorie contro la premier Giorgia Meloni apparse in via Tolmino domenica e firmate da un sedicente gruppo Nuove Brigate Rosse.

Le indagini del commissariato di Forte dei Marmi avevano infatti individuato, già nella serata di domenica, altre scritte riconducibili alla stessa mano riportanti frasi farneticanti e accuse sempre a carico della premier.

Tutti elementi che, sommati alla grafia incerta e a tratti infantile della scritta tracciata sul muro del lungomare, portano gli investigatori ad escludere una minaccia vera e propria e a concentrare le ricerche dell’autore nella direzione di un mitomane isolato o verso gruppi di ragazzi resisi protagonisti di episodi simili già in passato.

Un gesto comunque grave, anche se privo di minacce concrete che potrebbe essere emulato, inserendo terminologie e concetti del tutto inaccettabili anche nella più aspra contrapposizione politica.

E infatti la risonanza e lo sdegno di tutto il mondo politico appena divulgata la notizia del rinvenimento della scritta minatoria è stato nazionale, dal deputato Donzelli – che aveva denunciato il fatto – ai ministri Crosetto e Giuli fino ai vertici locali di Fratelli d’Italia e al sindaco Giovannetti che, nell’esprime solidarietà alla premier aveva commentato “La dialettica politica rientri nell’alveo della Costituzione”.