Roberto Fabiani, agronomo paesaggista
Non esiste giardino senza manutenzione, ma esiste il giardino a bassa manutenzione. Tuttavia la concimazione, la potatura, l’utilizzo di prodotti a basso impatto per combattere insetti nocivi e malattie, il taglio del prato, rappresentano quelle buone norme da seguire costantemente affinché il giardino possa essere bello.
Infatti passare da un aspetto piacevole e curato ad una sorta di incolto il passo è breve, basta allentare l’attenzione ed il tempo che gli dedichiamo. Di seguito cercherò di elencare il numero degli interventi annui basilari per mantenere il primo tipo di aspetto, quello gradevole. Il prato è la componente che può maggiormente colpire, perché dà il contrasto alle altre componenti, alberi e arbusti. Ma lo si deve tagliare regolarmente e la frequenza dipende dalla stagione e quindi dalla sua crescita. Nei periodi di maggior sviluppo si deve tagliare anche 1 volta a settimana. Molto importante l’altezza stessa del taglio che potrà essere basso (1,5/2 cm.) nei periodi primaverili o pre-autunnali, mentre più alto (2/4 cm.) quando la crescita rallenta, cioè nei mesi estivi; un taglio troppo basso in luglio-agosto equivale ad esporre i filamenti a morte certa, in quanto il forte irraggiamento “brucia” le aree di riproduzione superficiali.
La sua concimazione è indispensabile in almeno tre periodi: alla ripresa vegetativa, dopo l’estate (dopo il caldo) e in autunno, ed in questo caso dovrà essere usato un concime a base organica. Una seconda concimazione a maggio (prima del caldo) può risultare molto utile.
Va da sé che un prato deve essere irrigato, meglio se per mezzo di un impianto automatico, affinché la quantità d’acqua somministrata sia costante e ben distribuita su tutta la superficie.
Le potature sono invece le operazioni che più preoccupano i proprietari di un giardino, per la paura di rovinare quello che la natura (insieme al vivaista) ha creato… e questo a ragione, perché questa è una delle attività che necessitano di una maggiore conoscenza delle specie di piante che si vanno a ridurre o a riformare.
Aldilà dell’esperienza necessaria mi sentirei di dare due consigli:
1) fare sempre tagli interni, all’ascella di foglie o rametti o gemme, senza lasciare monconi che andrebbero a seccare per mancanza di “succhio”. In questo modo non si vedono nemmeno i segni delle forbici, in quanto generalmente vengono coperti dalla vegetazione più esterna. Una raccomandazione è quella di utilizzare forbici da potatura di buona fattura, che tagliano senza stralciare il legno.
2) Pensare, per ogni specie, al momento della fioritura, per evitare questa operazione nei mesi immediatamente precedenti ad essa, per non ritrovarsi con un arbusto privo di gemme e conseguentemente di fiori.