di Roberto Fabiani, agronomo paesaggista
L’albero… nell’immaginazione di ognuno di noi c’è sempre un grande albero centenario sotto il quale si vorrebbero trascorrere momenti rilassanti, all’ombra della grande chioma e ascoltando il fruscio delle foglie sotto la leggera brezza pomeridiana.
Sempre nel nostro immaginario l’albero lo crediamo immortale, in quanto mediamente la sua vita è più lunga della nostra. Ma questo in condizioni ideali! Nelle nostre città questi grandi individui verdi hanno ben poche speranze di raggiungere l’età dei coetanei che si trovano in grandi boschi o in campagne poco antropizzate. E in questi casi siamo noi che ne determiniamo la lunghezza della vita. Spesso, inconsapevolmente (o meglio “ignorantemente”) gliela accorciamo, con operazioni dannose che portano a danni irreparabili; l’azione più dannosa che possiamo fare è la capitozzatura, cioè il taglio di rami più grandi di 8 cm. di diametro. Fino a qualche anno fa era pratica comune tra ditte che operavano per i Comuni e tra giardinieri che si fregiavano di tale professionalità ma che in realtà usurpavano tale nobile professione. Questa pratica permette una facile diminuzione della chioma di un albero, facendo risparmiare tempo e denaro rispetto alla pratica corretta, il cosiddetto “taglio di ritorno”.
La capitozzatura porta ad un mancato sviluppo del callo di cicatrizzazione del taglio, ad un difficile sviluppo delle barriere naturali della pianta e a conseguente formazione di carie (funghi che erodono il legno). In città quando sentiamo dire che “quell’albero è pericoloso” si tratta quasi sempre di conseguenze di questa pratica, che si manifestano dopo anni dalla sua attuazione, ma puntuali come un orologio svizzero.
Quindi se nel vostro giardino avete un albero con una chioma che da noia al vicino o a qualche parte della vostra casa, diffidate da giardinieri improvvisati che vi propongono di “fare i capelli” alla pianta! L’operazione corretta permette di fare piccoli tagli in modo che la pianta “ritorni” più piccola senza subire danni. Per verificare e visualizzare quanto sto dicendo, guardate attentamente per strada (o nel vostro giardino, se avete fatto alberi recentemente): i tagli “da capitozzo” sono facilmente riconoscibili, perché grandi e con vigorosi “polloni” che nascono da gemme avventizie sulla “corona di taglio”, cioè dalla zona perimetrale del taglio stesso. Se notate queste caratteristiche…avete sbagliato giardiniere!…anche perché purtroppo sono operazioni irreversibili, non rimediabili. Infine una raccomandazione che può sempre evitare tagli consistenti della chioma degli alberi: basarsi su una buona progettazione, cioè piantare l’albero giusto nel posto giusto, in modo che nell’arco di pochi anni non vada ad invadere completamente gli spazi a lui dedicati.
Pietro Porcinai, un grande paesaggista del passato, diceva che un bel giardino è il risultato del lavoro di un bravo progettista, un bravo giardiniere e di un bravo cliente!