di Antonio Amatulli, psicologo
Nel mio lavoro capita di incontrare numerose persone convinte che per stare bene, essere amate, ottenere risultati, debbano sforzarsi. Debbano fare sacrifici, resistere a situazioni stressanti e, quindi, sforzarsi.
Sulla carta, tutto molto bello. Ma con un costo enorme.
Quando parliamo non ci facciamo caso, ma sforzarsi vuol dire “fare di più di ciò che è nella nostra forza”, che fisicamente impossibile fare.
Se chiedessimo ad un motore di fare più di quello per cui è progettato per funzionare… esploderebbe.
Se volessimo far trasportare ad una bottiglia più acqua di quella che può contenere… saremmo ritenuti dei folli
Ma quando parliamo di noi e di chi abbiamo attorno, non facciamo altro che dirci che dobbiamo sacrificarci, sforzarci, fare di più di quanto si possa.
E ci sentiamo pure in colpa quando non ce la facciamo!
Per carità, in situazioni eccezionali, sforzarsi è necessario, ma 1) devono essere situazioni eccezionali e 2) dovremo successivamente pianificare momenti di recupero. Un po’ come, dopo una sessione di palestra, il giorno successivo ci riposiamo per far recuperare i nostri muscoli.
Ma la verità è che dobbiamo cominciare a distinguere lo sforzo, ovvero l’atto di agire più di quanto si sia fisicamente e mentalmente capaci (quindi che, se continuato a fare, ci danneggerà), dall’impegnarsi.
Impegnarsi significa, invece, usare al massimo quello che è in nostro possesso, che spesso è ben più di quel che si crede e che quando agito ci porta giubilo e soddisfazione.
Se nella vita ci si impegnasse di più e ci si sforzasse di meno, vivremmo tutti più tranquilli, sereni e soddisfatti. Stanchi, ma sereni e soddisfatti.
Ovviamente per distinguere quello che per noi è uno sforzarsi o un’impegnarsi, ci vuole consapevolezza di sé e dei nostri limiti. Conoscendoli potremo portarli sempre più avanti e aumentare le nostre capacità ed energie.