di Elena Paolinelli, business coach (crescITA)
I moderni e sempre più frenetici ritmi di vita e di lavoro, le pressioni di un ambiente sempre più competitivo e complesso, l’aumento esponenziale degli stimoli informativi e delle variabili da gestire, le costanti necessità di aggiornamento professionale, la sempre più sfidante gestione del fronte “Work-Life balance”: sono solo alcuni degli “inneschi” di quel vissuto interiore che chiamiamo Stress e che può arrivare a rappresentare un vero e proprio pericolo per la nostra salute.
E anche quando il livello di Stress non arriva a incidere in maniera pericolosa sulla salute, anche quando si riesce, con sforzo e fatica, ad adattarsi alla pressione subita, si sviluppano comunque ripercussioni importanti sulle performance (personali o professionali) e sui “costi” (materiali ed interiori) da sostenere:
✔ Si abbassa la capacità di focalizzazione e di concentrazione, con il rischio di prendere decisioni non ottimali.
✔ Si allungano i tempi di recupero dopo uno sforzo intenso o un periodo particolarmente impegnativo.
✔ Si riducono i livelli di lucidità e si rischia di non utilizzare al meglio le proprie capacità di analisi, di individuazione della soluzione e di ragionamento.
✔ Si restringe automaticamente il campo dell’attenzione, con il rischio concreto di “perdersi” dettagli rilevanti, quando non addirittura interi pezzi di realtà.
✔ Si alza drammaticamente il livello di reattività e instabilità emotiva.
Cosa fare, quindi?
Non è sempre facile trovare una risposta univoca a questa domanda, ma proviamo a tracciare insieme i tre principali fronti su cui focalizzare la nostra attenzione:
1. Prima di tutto dobbiamo prenderci il tempo per fermarci e valutare (attenzione, non “cercare” o “trovare” il tempo, dobbiamo decidere, crearlo, prendercelo, e prendercelo regolarmente): un tempo di qualità per noi stessi, in cui rallentare e fare il punto, per verificare se, molto semplicemente, stiamo pretendendo troppo dalle nostre risorse. Selezionare e scegliere, in base a criteri di priorità strettamente personali, basati sull’importanza e non sull’urgenza, quali sono “i campi di gioco” e le “partite” che vogliamo giocare: è possibile che, semplicemente, non abbiamo scelto ma ci siamo “fatti scegliere” dagli impegni, dicendo inconsapevolmente di sì a tutto..
2. Impariamo a discriminare bene fra stanchezza e stress: tutti noi non ci stressiamo facendo, ci stressiamo pensando alle cosa da fare e soprattutto alle cose di cui non abbiamo il controllo. Fare molto ci può stancare, certamente, ma più abbiamo la sensazione di avere in mano la gestione dei nostri impegni e della nostra vita (locus of control interno), minore sarà l’impatto stressante degli eventi. Limitiamo quindi il più possibile quel “rimuginare mentale” su avvenimenti al di fuori del nostro controllo e godiamoci la sensazione di essere attivi su fronti in cui possiamo esercitare un controllo (diretto o indiretto, totale o parziale che sia).
3. Acquisiamo una conoscenza approfondita del funzionamento e delle dinamiche legate ai meccanismi fisiologici dello Stress, così da poter avviare un percorso di sviluppo della consapevolezza. Proprio lo sviluppo di competenze interiori legare all’auto-consapevolezza (che in parte passa dalla conoscenza, in parte dalla pratica di allenamento di specifici “muscoli mentali”, quali ad esempio l’attenzione focalizzata, la presenza mentale aperta, l’accoglienza, la capacità di stare con quello che c’è in modo non reattivo), rappresentano ad oggi la migliore “tecnologia” per la gestione e la riduzione dello Stress.
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