Riprendono gli scavi archeologici a Badia Pozzeveri

Riprendono gli scavi archeologici a Badia Pozzeveri

Redazione

di Redazione

ALTOPASCIO - Il sito torna a ospitare gli studenti del master di primo livello in antropologia scheletrica, promosso dalle Università di Bologna, Milano e Pisa.Scoperte sepolture risalenti all’XI secolo

Dopo un anno di stop, causa Covid, torna a popolarsi lo scavo archeologico di Badia Pozzeveri. Si tratta di uno dei siti archeologici dedicati alle sepolture più interessanti e importanti d’italia: situato proprio ai piedi dell’antica Abbazia camaldolese della frazione di Altopascio, lo scavo, svolto su concessione ministeriale e organizzato dal Comune di Altopascio e dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa sotto la direzione scientifica del dottor Antonio Fornaciari, torna a ospitare gli studenti del master di primo livello in antropologia scheletrica, promosso dalle Università di Bologna, Milano e Pisa.E oltre agli allievi provenienti da ogni parte d’Italia, questo angolo di Altopascio si è popolato anche di bambini e famiglie e di cittadini curiosi in un doppio evento promosso dall’amministrazione comunale con le visite guidate agli scavi . “L’ultima volta che avevamo organizzato lo scavo era il 2019 – spiega il dottor Antonio Fornaciari -. Poi l’anno scorso ci siamo dovuti fermare e quest’anno abbiamo ripreso con grande entusiasmo. Lo scavo si sta concentrando sempre nella zona frontale dell’Abbazia, ma siamo scesi ancora più in profondità rispetto a due anni fa. Questo ci ha consentito di trovare le sepolture dell’XI secolo, precedenti quindi all’Abbazia stessa, probabilmente risalenti all’insediamento di età romanica”.“Questo scavo- commentano il sindaco Sara D’Ambrosio e l’assessore alla cultura e al turismo, Martina Cagliari – rappresenta un patrimonio unico. La nostra volontà è di valorizzare quest’area in modo permanente: lo abbiamo fatto negli anni passati con le iniziative e con l’aper-tura della foresteria della Francigena, continuiamo a farlo proponendo nuovamente appunta-menti aperti al pubblico. L’obiettivo è valorizzare e far conoscere i resti emersi in tutti questi anni di scavi, anche attraverso pannelli informativi, e arrivare poi, attraverso la partecipazione a bandi e richieste di contributo, alla completa riqualificazione dell’area, con il restauro dell’antica Abbazia. Non è semplice, perché servono molte risorse, ma ci stiamo lavorando”.  Il sito archeologico ha rivelato negli anni una storia molto com-lessa: alle tracce di un villaggio altomedievale si succedono nell’XI secolo i resti di un complesso religioso incentrato su una canonica che si trasforma agli inizi del 1100 in una grande abbazia camaldolese. Grazie alla continuità dell’uso cimiteriale dell’area circostante la chiesa di San Pietro, è stato possibile acquisire un campione scheletrico notevolissimo, che senza soluzione di continuità spazia dall’XI al XIX secolo, un caso più unico che raro a livello europeo.