Consumo di suolo, la Toscana continua a ‘mangiare’ territorio: Forte dei Marmi in testa

Consumo di suolo, la Toscana continua a ‘mangiare’ territorio: Forte dei Marmi in testa

Redazione

di Redazione

I primi due comuni della regione con la percentuale più alta di suolo consumato sono nella provincia di Lucca: al primo posto Forte dei Marmi con il 42,12%, e al terzo, dopo Firenze, Viareggio con il 38,54%. La provincia di Lucca supera la media regionale con il 9,12% di suolo consumato

Il consumo di suolo si è divorato negli ultimi quattordici anni  In Toscana 180 mila quintali di prodotti agricoli che avrebbero potuto essere coltivati e raccolti nelle campagne per una perdita stimata di 3,6 milioni di euro.  E i primi due comuni della regione con la percentuale più alta di suolo consumato sono nella provincia di Lucca: al primo posto troviamo Forte dei Marmi con il 42,12%, e al terzo, dopo Firenzie, Viareggio con il 38,54%, a seguire, Porcari al decimo posto con il 29,06%. di suolo consumato. In totale in provincia di Lucca gli ettari consumati nel 2020 sono 16.188, 22 ettari in più rispetto al 2019 che fanno salire la percentuale di suolo consumato al 9,12% contro una media regionale del 6,17%. E’ quanto emerge dall’analisi di  Coldiretti Toscana sulla base dell’elaborazione dei dati dell’ultimo rapporto Ispra sul consumo del suolo in occasione della Giornata Mondiale della Terra.

La progressiva trasformazione del territorio regionale e la conseguente perdita di suolo agricolo e naturale a favore di case, capannoni e superfici artificiali in generale – sottolinea Coldiretti sulla base di questi dati- rappresentano un ulteriore ostacolo alla necessità di tornare a produrre tutte quelle materie prime agricole da cui oggi dipendiamo dall’estero contribuendo inoltre alla crescente fragilità del territorio di fronte ai cambiamenti climatici.

La progressiva trasformazione del territorio regionale e la conseguente perdita di suolo agricolo e naturale a favore di case, capannoni e superfici artificiali in generale – sottolinea Coldiretti sulla base di questi dati- rappresentano un ulteriore ostacolo alla necessità di tornare a produrre tutte quelle materie prime agricole da cui oggi dipendiamo dall’estero contribuendo inoltre alla crescente fragilità del territorio di fronte ai cambiamenti climatici.