Rapporto sulle Povertà: nella Diocesi di Lucca ascoltati piu’ italiani che stranieri

Rapporto sulle Povertà: nella Diocesi di Lucca ascoltati piu’ italiani che stranieri

Redazione

di Redazione

PROVINCIA DI LUCCA - Presentato nel salone dell'Arcivescovato il rapporto Caritas 2022: nel 2021 nei centri di ascolto raccolte le istanze di tatissime persone. Per il prossimo anno si prevede gia' un impatto sui numeri dovuto alla gruerra in Ucraina

“Perché nulla vada perduto è il titolo che abbiamo scelto per il rapporto Caritas 2022 – dichiara Donatella Turri, Direttrice di Caritas Diocesana – si tratta di un richiamo forte alla logica evangelica che fa dello scarto la risposta, purché condivisa nella consapevolezza del suo valore. Il lavoro di accompagnamento agli esiti socioeconomici drammatici della pandemia e anche le azioni di accoglienza diffusa che la guerra in Ucraina ci ha spinto a organizzare confermano le strade che riteniamo necessarie per contrastare davvero la povertà e costruire comunità che si prendono cura: la partecipazione, le relazioni e il coraggio della creatività nell’organizzare risposte”.

Il rapporto 2022 racconta le storie e i volti di quanti sono stati accolti dai punti di ascolto e dai servizi della Diocesi nel 2021, secondo anno consecutivo minato dalla pandemia in cui è stato necessario ripensare nuovi scenari per fronteggiare le sempre maggiori difficoltà emerse. I dati raccolti riguardano l’intero territorio diocesano: Valle del Serchio, Piana di Lucca e Versilia. Il Rapporto viene presentato pubblicamente a tutta la cittadinanza alle 17 di oggi 7 aprile nel Salone dell’Arcivescovato a Lucca dove stamani si è svolta la conferenza stampa.

Nel 2021 le persone accolte presso i Centri di Ascolto della Caritas (CdA), Gvai, Croce Rossa e San Vincenzo di Torre del Lago sono state 2.171. Si riscontra dunque un aumento di +138 persone rispetto al 2020. Bisogna però ricordare che nel calcolo degli accessi realizzato nel 2020 non era stato possibile includere il lavoro di accoglienza svolto da alcuni CdA a causa delle difficoltà organizzative che questi avevano riscontrato in seguito alla prima emergenza pandemica. Possiamo dunque affermare che, complessivamente, il flusso di accesso ai CdA nel 2020 e quello nel 2021 è molto simile, pur rimanendo una tendenza alla crescita.

Delle 2171 persone incontrate il 28,3% sono arrivate ai CdA per la prima volta nel 2021; nel 2020 i nuovi accessi erano stati il 30%. Le persone accompagnate dai volontari da un triennio sono quasi la metà del totale (47,36%). Allo stesso tempo si registra una presenza significativa anche di persone conosciute da periodo più lungo: il 28,4% sono state seguite dagli operatori dei CdA per la prima volta dieci anni fa: di queste persone solo una piccola parte è stata aiutata ininterrottamente nei 10 anni, circa il 30%; gli altri hanno alternato periodi di autonomia dalla rete dei servizi a

momenti di riacutizzazione del disagio. In termini assoluti, nel 2021, così come nel 2020, il fenomeno dei ritorni ai CdA è stato più marcato rispetto al periodo pre-pandemico, anche se risulta meno evidente in termini relativi a causa dell’aumento di coloro che hanno fatto accesso ai CdA per la prima volta. I migranti sono una delle fasce della popolazione tra le più colpite dalle conseguenze negative della pandemia e della crisi sul fronte economico e sociale. Per alcuni di questi soggetti l’emergenza sanitaria ha voluto dire fare i conti con l’impossibilità di attingere a risparmi accantonati nel passato, con la perdita o la sospensione del lavoro per lunghi periodi di tempo, con il mancato rinnovo dei contratti precari e con la necessità di passare gran parte del proprio tempo in contesti abitativi adeguati. Nel 2021 presso i CdA sono state accolte 1.030 persone straniere (47,4%). Un numero significativo di accessi che, però, per la prima volta, si è rivelato inferiore a quello degli italiani (1.141 persone, pari al 52,6%). Se guardiamo alla distribuzione per età delle persone ascoltate, il 64,3% ha un’età compresa tra i 25 e 54 anni (+3% rispetto al 2020). Il 75% sono persone inserite all’interno di nuclei familiari in cui sono presenti figli minori. Le persone straniere, come sempre, sono più giovani di quelle italiane, infatti con più di 65 anni il 13,7% sono italiani e il 12,9% sono stranieri.

Rispetto alla posizione lavorativa, il 66,19% delle persone dichiara di essere disoccupata (circa il 10% in più rispetto allo scorso anno). Diminuisce sensibilmente il numero delle persone occupate che passa dal 23,5% al 18,70%. Tra queste figurano persone che grazie al lavoro percepiscono una entrata mensile che però è insufficiente a soddisfare i bisogni fondamentali del proprio nucleo familiare. Dalle narrazioni delle persone incontrate si evince una crescente fatica nel trovare un’occupazione, anche stagionale o part time. Le donne incontrano maggiore difficoltà rispetto agli uomini nel trovare un’occupazione all’interno del mercato del lavoro e successivamente a conservarla nel tempo. Come ogni anno un focus di attenzione specifico deve essere fatto per le condizioni di lavoro delle persone migranti. Per una parte consistente di questi soggetti l’esercizio dell’attività lavorativa, già in precedenza non facile, è diventato ancora più complesso. I dati raccolti nei CdA della Diocesi ci dicono che oltre il 70% delle persone incontrate con alle spalle un percorso migratorio non svolge alcuna attività lavorativa. Gli occupati stranieri con reddito insufficiente sono più numerosi rispetto ai cittadini italiani (21,65% contro il 16,4%). Le persone che percepiscono una pensione sono il 7,05% del totale e nella grande maggioranza dei casi sono donne anziane italiane.

Le informazioni qualitative e quantitative raccolte presso i CdA ci dicono che la pandemia ha contribuito in maniera significativa ad aumentare il disagio abitativo. Difficoltà nel reperimento di un alloggio il cui costo sia proporzionato alle

entrate mensili, isolamento, degrado ambientale si sono fatti sentire con forza durante gli ultimi due anni in cui la vita delle persone spesso ha ruotato intorno alla casa. I volontari hanno raccolto e fronteggiato un aumento significativo di bisogni legati alle cattive condizioni dell’abitare. Da un lato crescono le difficoltà connesse al pagamento del canone di locazione e delle utenze. Quadro che è destinato ad aggravarsi nei prossimi mesi, in assenza di ulteriori interventi, a causa dello sblocco degli sfratti e al rincaro delle utenze domestiche. Dall’altro lato abbiamo un numero crescente di persone, anche italiane, che si rivolge ai CdA senza un alloggio o con un alloggio di fortuna (8,38%), oppure con sistemazioni abitative fortemente instabili presso amici e familiari (9,16%). Le collocazioni abitative legate all’attività professionale complessivamente sono 24 e nella quasi totalità dei casi interessano persone straniere. Anche le sistemazioni più precarie alcune volte coinvolgono nuclei familiari con al loro interno minori. Riesce a fare affidamento sulla casa di edilizia popolare il 12,98% delle persone incontrate e solo il 10,69% riferisce di avere una casa di proprietà.

Per quanto riguarda le richieste, assistiamo a una forte presenza di domanda di aiuto rispetto alla povertà economica – reddito insufficiente per i bisogni della persona e della famiglia – che raccoglie il 63,43% del totale delle richieste. Si tratta di una categoria di bisogno molto ampia all’interno della quale spesso rientrano anche le difficoltà legate al pagamento del canone di locazione e nel far fronte a spese non impreviste. Si registra anche un lieve aumento delle richieste di aiuto per problemi di salute e per la ricerca di un’occupazione (4,65%).

Nella complessa opera di risposta ai bisogni, come si evince anche da alcuni dei focus di approfondimento riportati nella seconda parte del dossier, un ausilio importante è stato costituito dal pacchetto di aiuti e dal sistema delle politiche sociali messe in atto a livello nazionale tra le quali il Reddito di Cittadinanza. Anche questi strumenti, però, non sono stati e non sono ancora oggi accessibili per alcuni dei percorsi di povertà incontrati e spesso da soli non sono sufficienti ad avviare percorsi di fuoriuscita duratura dalla povertà. Emanciparsi dalla povertà necessita infatti di processi di accompagnamento multiprofessionale caratterizzato da elevati livelli di prossimità.

Focus accoglienza profughi Ucraini:

Il Rapporto di cui abbiamo parlato riguarda il 2021, ma siamo già in grado di fornire alcuni dati che certamente impatteranno pesantemente sulle analisi dell’anno corrente

e che verranno poi presentate nel Rapporto Caritas 2023: ci riferiamo all’arrivo di profughi ucraini che scappano dalla guerra iniziata il 24 febbraio scorso. La Diocesi di Lucca, attraverso Caritas Diocesana e con il coordinamento degli Uffici pastorali, ha subito messo in campo un’accoglienza diffusa volta ad attutire l’emergenza sul territorio in attesa che le persone arrivate possano al più presto entrare nei circuiti istituzionali garantiti dalle autorità pubbliche. Nella richiesta di aiuto rivolta alla cittadinanza per mettere in campo questa opera di solidarietà sono state raccolte disponibilità di 270 soggetti privati (semplici privati, istituti religiosi, parrocchie) per la messa a disposizione di una abitazione. Accanto a questo, la generosità si è espressa anche con donazioni di beni di prima necessità e poi in denaro tramite bonifico bancario (causale “Ucraina”) a Banco BPM – Iban: IT41 O05034 13701 000000158569 che ad oggi ammonta a 49.792 Euro. Al momento gli accolti dalla Diocesi con mezzi propri e grazie alla generosità di tanti sono 200 di cui 98 minori.