Ora è allarme “mondiale”: Jacobs, dall’Alfa all’Omega

Ora è allarme “mondiale”: Jacobs, dall’Alfa all’Omega

Guido Casotti

di Guido Casotti

ATLETICA - Il campione olimpico ha dato forfait anche al meeting di Stoccolma per un nuovo fastidio muscolare. In terra svedese sarebbe stato l'ultimo test prima del mondiale di Eugene. La condizione di forma pare lontana rispetto al 2021 o anche alla stagione indoor e sale la preoccupazione. E intanto gli americani volano.

Nel tardo pomeriggio di giovedì la doccia fredda, anzi gelata: Marcell Jacobs rinuncia al meeting di Stoccolma per un fastidio muscolare (il solito che lo tormenta da tempo) al bicipite femorale della gamba sinistra all’altezza del gluteo. Un guaio visto che la tappa svedese della Diamond League era anche l’ultima prima dei campionati del mondo di Eugene. Un grosso guaio per il fuoriclasse azzurro cresciuto nella Virtus Lucca, un problema enorme ove si consideri che il Marcel visto all’opera prima a Savona (10″04) e solo una settimana fa a Rieti (10″12) nei campionati italiani è parso solo l’ombra del “missile” di Tokyo e anche di un inverno magnifico quando sui 60 metri ha dato la paga a Coleman e al resto della fin troppo baldanzosa truppa americana. Adesso invece il campione olimpico pare correre col freno a mano tirato quasi preoccupato dalla paura di farsi male. Senza dimenticare la brutta parentesi di Nairobi. Peccato. Il suo mèntore Paolo Camossi predica calma e questo è il suo ruolo, ma alle batterie dei 100 metri di Eugene mancano solo 15 giorni, un lasso di tempo che non offre nessuna garanzia. E poi va considerato che l’asticella si è alzata e gli americani, simpatici o non simpatici poco importa, adesso volano. Il texano Fred Kerley ha vinto i Trials con un significativo 9″76. In queste ore Jacobs è volato comunque in Oregon. Nelle due settimane che restano cercherà di smaltire i problemi che lo attanagliano e di recuperare un’apprezzabile condizione fisica. Chiaro che adesso il mondiale pare un Everest invalicabile ma dobbiamo dare fiducia all’uomo che a Tokyo meno di un anno fa ha fatto innamorare l’Italia. E poi fino a prova contraria l’atletica e la vita mica finiscono a Eugene.