Grande successo per la Bohème

Grande successo per la Bohème

Massimo Mazzolini

di Massimo Mazzolini

VIAREGGIO - Da Leopoli a Torre del Lago con la Bohème di Giacomo Puccini. Grande successo per l’opera allestita dal teatro ucraino intitolato a Solomia Krusceniski che visse a lungo a Viareggio.

La musica può unire, anche in tempo di guerra, e martedì sera al teatro di Torre del Lago questa fratellanza tra artisti ucraini e festival pucciniano è andata in porto con grande successo. La Bohème allestita dal teatro di Leopoli ha entusiasmato il pubblico e se al termine la platea è rimasta seduta per applaudire a lungo cantanti e direttore d’orchestra, significa che le emozioni procurate dalla musica di Puccini e dalla interpretazione dei cantanti, è arrivata diritta al cuore. Ed è stato proprio grazie alla “potenza della lirica”, per dirla con le parole del grande Lucio Dalla, che il pubblico è stato trasportato, fin dall’inizio del primo atto, dalla rovente estate versiliese alla glaciale Parigi della vigilia di Natale del 1830, la data fatale in cui tra Rodolfo e Mimì, complice una candela spenta e una chiave smarrita, scocca la scintilla di un amore impossibile destinato a consumarsi tragicamente tra le gioie, i dolori, la goliardia e le gelosie di una comunità di pittori, poeti e musicisti squattrinati, giovani, belli e affamati tanto di cibo quanto di gloria. Straordinari i musicisti, cantanti e direttore d’orchestra. Da lui è emersa la potenza del suono, attaccata alla sua bacchetta c’è stata l’intera essenza di Bohème e della musica di Puccini. La serata è stata anche un tributo al grande soprano ucraino Solomia Krusceniski, cittadina di Viareggio (sposò il sindaco Cesare Riccioni), nell’anniversario dei 150 anni dalla sua nascita
“Un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra”, parole del grande  Jimi Hendrix. E la serata di martedì a Torre del Lago, è stata l’occasione per riscoprire il valore della socialità buona che guarda al futuro attraverso gesti preziosi: come il senso di vicinanza e di civiltà, che si compie tendendo la mano a chi oggi ha la sfortuna di vivere in terre oppresse dalla guerra.