Vino, il super dazio del 200% dalla Russia spaventa i viticoltori toscani

Vino, il super dazio del 200% dalla Russia spaventa i viticoltori toscani

Redazione

di Redazione

Secondo Coldiretti la scelta di Mosca, se adottata, rischierebbe praticamente di azzerare le vendite di vino italiano in Russia

I rumors su un aumento a partire da maggio di dieci volte del dazio sull’importazione di vino dai paesi della Nato spaventano i viticoltori toscani. A chiedere all’autorità di Mosca di portare il dazio al 200% è stata l’Associazione dei viticoltori e dei produttori di vino russi (Avvr) dopo che l’Unione Europea ha deciso di introdurre una tariffa di 95 euro la tonnellata sui cereali provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia. Un mercato che è, per molte aziende vitivinicole e cooperative della Toscana, strategico e che,  nonostante le sanzioni legate alla guerra in Ucraina e alle tensioni internazionali, ha tutto sommato retto registrando una flessione del 2,5% nel 2023 a fronte di una riduzione complessiva dell’export del 10% per il Made in Tuscany a tavola.
A dirlo è Coldiretti Toscana secondo cui la scelta di Mosca, se adottata, rischierebbe praticamente di azzerare le vendite di vino italiano in Russia dove, secondo l’analisi dell’Osservatorio Strategico dell’associazione di categoria, Lettonia, Lituania e Italia sono nell’ordine i maggiori esportatori e rappresentano insieme ben l’87% delle esportazioni dei Paesi Nato. “Il super dazio, che di fatto agirebbe come una sorta di embargo, penalizzerebbe soprattutto i vini di largo consumo rendendo di fatto impossibile, per un consumatore medio, poter acquistarli. Il loro prezzo, sullo scaffale, li renderebbe inaccessibili – spiega Coldiretti – Il vino è il prodotto che ha più appeal all’estero, ed il mercato russo non è certo da meno. Lo dimostrano i dati sulle esportazioni: il vino, da solo, vale quasi il 30% di tutto l’agroalimentare. “Questo scenario – conclude Coldiretti –  contribuisce a creare instabilità frenando le esportazioni del nostro agroalimentare verso la Russia. Per imprese che operano stabilmente nel mercato russo  significherebbe cancellare gli investimenti ed il lavoro di molti anni”.