LUCCA - Un centinaio di persone si sono ritrovate in piazza Napoleone per protestare contro il convegno organizzato nella giornata internazionale contro l'omotransfobia. Nel mirino sono finiti soprattutto il Comune di Lucca, che ha patrocinato l'iniziativa, e il neovicesegretario della Lega.

Si è aperto così il 17 maggio delle polemiche a Lucca. Cittadini e associazioni sono scesi in piazza per protestare contro il convegno organizzato da Pro Vita e Famiglia all’Auditorium San Romano. Un’iniziativa organizzata proprio nella giornata internazionale contro le discriminazioni sugli orientamenti sessuali e che ha ricevuto il patrocinio da parte del Comune di Lucca.
Un centinaio di persone si sono ritrovate in piazza Napoleone per far sentire la propria voce di protesta. Il corteo si è poi spostato davanti piazza San Romano, che per l’occasione è stata presidiata dalle forze dell’ordine, e nel mirino dei manifestanti è finito soprattutto il neovicesegretario della Lega, Roberto Vannacci, tra i protagonisti dell’evento Custodire l’ambiente, proteggendo la famiglia, accolto con striscioni e cori.
L’evento in San Romano ha visto la presenza di numerosi politici, dalla parlamentare Elisa Montemagni fino agli assessori Bruni e Testaferrata, e l’associazione Pro Vita ha risposto così agli attacchi dei manifestanti e degli oppositori politici.
Il presidio di protesta in Piazza Napoleone
“Siamo in piazza in occasione della Giornata internazionale contro l’omobilesbotransfobia per ricordare e celebrarci, ma questa non è solo una ricorrenza simbolica. È un momento necessario.
Oggi assistiamo ad un nuovo attacco alle persone trans da parte del governo, per medicalizzare il percorso di affermazione di genere. L’ispezione avvenuta nel 2024 presso l’ospedale Careggi non è stata un episodio isolato, ma il primo passo di una strategia più ampia. La volontà del governo è infatti quella di istituire un registro della disforia di genere in cui siano trascritti i nomi di tutt* coloro che accedono ai trattamenti farmacologici, non un semplice strumento di raccolta dati, ma una banca centrale della varianza di genere, con tutti i rischi che questo comporta in termini di privacy, stigma e accessibilità alle cure per affermare il primato di uno Stato che guarda ai corpi trans non come soggetti, ma come oggetti da monitorare, correggere e sorvegliare. Sappiamo bene che la violenza che viviamo non è un’eccezione, né un fatto isolato. È sistemica. È parte di un ordine che si regge sull’oppressione e sulla disuguaglianza. E i responsabili li conosciamo: sono gli stessi che portano avanti il progetto coloniale e genocidario sionista, che alimentano guerre e industrie di morte, che costruiscono prigioni per migranti chiamandoli Centri per il Rimpatrio, che cercano di soffocare ogni forma di dissenso. La presenza oggi qua a pochi metri da noi di un evento promosso dai movimenti antiabortisti e dai difensori della “famiglia naturale” con il sostegno della destra reazionaria non è neutrale: è un tentativo sistemico di oscurare, silenziare, negare le nostre esistenze e le nostre esperienze”.
“Noi frocie lottiamo per la costruzione materiale di un mondo in cui si possa esistere, desiderare, progettare al di fuori delle norme imposte dal patriarcato e dalla rigida dicotomia di genere che lo sostiene. Per le persone marginalizzare queer, trans e razzializate avere queste possibilità è una necessità materiale. L’ordine eterosessuale del genere è parte integrante del funzionamento del capitalismo, non un semplice residuo del passato. Per questo, chi vuole lottare contro le oppressioni prodotte dal capitalismo, deve anche mettere in discussione il sistema eterosessuale e binario dei generi. Solo così possiamo immaginare una trasformazione radicale e inclusiva della società. Resistere oggi significa unire le lotte. Smontare il sistema che ci vuole silenziabili, sfruttabili, espellibili. E costruire, insieme un altro modo di stare insieme. Siamo qui per chi non ha voce. Per chi l’ha persa. Per chi la alza ogni giorno, anche quando fa paura. Siamo qui anche per noi stessə, per ricordarci che il nostro essere è politico, è potente, è necessario”.