Gli studenti del Majorana: “Gaza muore anche d’indifferenza”

Gli studenti del Majorana: “Gaza muore anche d’indifferenza”

Redazione

di Redazione

CAPANNORI - Anche gli studenti del Liceo di Capannori hanno aderito all'appello del professor Montanari. La classe 4B ha scritto una lettera aperta.

Anche gli studenti del Liceo Majorana di Capannori hanno aderito all’appello del professor Montanari. La classe 4B ha scritto una lettera aperta.

La lettera degli studenti 

“Le righe saranno poche, i minuti sottratti al nostro preziosissimo tempo ancor meno: potremo, noi tutti, tornare ai nostri imprescindibili doveri (la scuola, i compiti, il lavoro, la famiglia), e a lamentarci della nostra quotidianità, una volta che ci saremo sgravati di questo peso evidente, ma celato dalla nostra cosciente ignoranza. Da 593 giorni nella Striscia di Gaza si sta consumando non un conflitto, bensì un massacro deliberato e consapevole contro un popolo inerme. La notizia della missione “Carri di Gedeone”, assieme alle immagini dei camion di aiuti umanitari, occupati in gran parte da sudari, sono l’apice di una precisa politica economica e sociale, con la quale anche noi in Occidente siamo conniventi e della quale siamo, al contempo, succubi. Conniventi perché tale politica si ciba della nostra indifferenza; si alimenta e si realizza soltanto nella misura in cui l’opinione pubblica rimane inerte, atrofizzata. Assorti nei nostri problemi, nelle nostre difficoltà, sviluppiamo una visione egocentrica ed egoistica che cancella interi popoli, sotterrandoli sotto le macerie pregne di sangue. Succubi poiché, così facendo, rinunciamo al nostro essere individui consapevoli, la cui libertà si realizza non nella licenza di pensiero e d’azione, ma nella partecipazione e nella collettività. Inoltre l’ignoranza (che non coincide con la stupidità), che oggi ferisce e uccide altri popoli, sarà, a tempo debito, l’arma con cui noi stessi saremo minacciati e offesi, e perciò siamo chiamati oggi a proteggerci da essa, esercitando l’antidoto della conoscenza”.

“Abbiamo deciso di rispondere all’appello del professor Tomaso Montanari, che è intervenuto nei giorni scorsi sulla questione proponendo una mobilitazione dal titolo “Il sudario”, il lenzuolo con cui si avvolgono i corpi dei palestinesi morti, scelto come simbolo della strage, e invitando ad esporre, sabato 24 maggio 2025, drappi bianchi in strade, piazze, balconi e finestre, in segno di solidarietà con le vittime palestinesi, per chiedere la fine dei bombardamenti dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Montanari ci invita a prendere parola, a farlo in pubblico e a pesare sulla coscienza dei nostri governi, che scelgono il silenzio e dunque sono complici, con l’intento di risvegliarci da quello stato di inibizione ed indifferenza in cui ci troviamo di fronte alla situazione nella Striscia di Gaza. Dei cinque camion che Israele ha permesso di farvi entrare il 19 maggio, infatti, due portavano sudari, teli o lenzuola per avvolgere i cadaveri di uomini, donne e bambini innocenti: i sudari sono il simbolo più eclatante e terribile del genocidio di Gaza, ma tramite questa iniziativa potranno diventare il simbolo della presa di coscienza e della responsabilizzazione di un Occidente che è in grado di reagire davanti al silenzio dei suoi governi. Basta un telo, un lenzuolo, un asciugamano bianco per mostrare la propria solidarietà, un semplice gesto che ha un peso ben più grande. Vale la pena, ed anzi è fondamentale, interrompere il frenetico susseguirsi degli eventi che caratterizzano la nostra quotidianità e che ci appaiono inderogabili, imprescindibili e doverosi, e ridimensionare le preoccupazioni a questi legate: farlo significa prendere parte ad un atto di ribellione e di consapevolezza, svincolandoci dal nostro mondo costituito da volubili certezze e volontaria ignoranza. Infatti, se in altri contesti storici è stato giustificabile l’affermare di non sapere che cosa stesse accadendo in un mondo lontano dal nostro, a causa di imposizioni politiche o di altro genere, ad oggi non lo è più, dal momento che riceviamo informazioni istanti dopo che i fatti sono avvenuti. Eppure non ci sentiamo presi in causa”.

“È quindi ora il momento di invertire la tendenza, di opporsi esercitando il diritto di disobbedienza civile riconosciuto in Costituzione, di ritrovare la nostra dignità di cittadini, concedendo dignità anche a chi l’ha perduta in un conflitto disumano”.