Menesini: “Garanzie ed equità per sanitari e agricoltori”

Menesini: “Garanzie ed equità per sanitari e agricoltori”

Redazione

di Redazione

EUROPA - Continuano gli impegni del capogruppo del Pse al Comitato europeo delle Regioni, dove è nuovamente intervenuto, in occasione della seduta plenaria di questi giorni (mercoledì 14 e giovedì 15 maggio) con due prese di posizione, una dedicata ai lavoratori del settore sanità e l’altra al rafforzamento e alla valorizzazione del ruolo degli agricoltori nella filiera agroalimentare.

“La pandemia – ha esordito Menesini – ci ha insegnato che senza lavoratori e lavoratrici del settore sanitario, i nostri sistemi collassano. Li abbiamo applauditi come eroi, ogni giorno alle 8 di sera, poi appena l’emergenza è sparita ce ne siamo scordati. Anche gli investimenti del nostro ‘recovery’ sono andati ad altri settori: energia, digitale, ambiente. Oggi servono coraggio e concretezza, perché le disuguaglianze che affliggono il nostro personale sanitario minacciano l’idea stessa di un’Europa unita e solidale. Inaccettabile, infatti, il divario salariale tra gli Stati membri: in Romania, un medico guadagna 8 volte meno che in Germania. Non è libera mobilità, ma quello di infermieri, medici e operatori sanitari è un esodo forzato. Con risultati inevitabili sulla qualità dei sevizi. Se vogliamo davvero un’Unione della salute, dobbiamo colmare questo divario e rendere più eque retribuzioni e possibilità. Non possiamo permettere che interi territori siano svuotati dei loro professionisti solo perché altrove si paga di più: salari equi e condizioni di lavoro dignitose, ovunque, perché la mobilità dei lavoratori sanitari non può trasformarsi in un danno strutturale per alcuni Paesi. Come Gruppo Pes, proprio per questo motivo, abbiamo avanzato la proposta di un meccanismo di compensazione per le regioni più colpite, perché possano investire in migliori opportunità e strategie di ritenzione. Oltre 10 mila infermieri lasciano l’Italia ogni anno per andare a lavorare dove la remunerazione è maggiore: finiranno a pagare le tasse e a contribuire al Pil dell’Austria o del Belgio, giusto per nominare alcuni paesi in cui il salario è appropriato. La spesa per istruzione e formazione è sostenuta da un paese che poi non ne beneficia. Dobbiamo rendere questa mobilità più giusta ed evitare che diventi un circolo vizioso senza fine”.

Contratti scritti obbligatori, equi e un meccanismo automatico di aiuto per evitare crisi di mercato, invece, sono le proposte per sostenere gli agricoltori della filiera agroalimentare.

“In Toscana – spiega – come nel resto d’Europa, gli agricoltori lottano ogni giorno contro pratiche sleali e prezzi che non coprono i costi di produzione: in Italia, il 70% dei piccoli agricoltori riceve prezzi inferiori ai costi di produzione, mentre in Toscana, il 30% degli olivicoltori ha registrato perdite economiche negli ultimi 5 anni. Servono contratti scritti obbligatori con prezzi equi e un meccanismo automatico di aiuti per evitare crisi di mercato. Come ha ricordato anche Stefano Bonaccini al Parlamento Europeo, serve anche un sistema di allerta rapida contro le pratiche transfrontaliere illegali. Sono quindi molto contento che il Comitato chieda con forza alla Commissione di fermare le importazioni che non rispettano i nostri standard, in modo da evitare una concorrenza sleale. La Toscana, con la sua agricoltura di qualità, non può competere con chi svende il cibo a scapito dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. L’Europa deve proteggere chi lavora la terra con dignità”.